La nave Open Arms della Ong spagnola Proactiva resta sotto sequestro. Il gip di Catania ha confermato il provvedimento cui è stata sottoposta l”imbarcazione, ormeggiata al porto di Pozzallo (Ragusa) dal 18 marzo scorso a seguito del salvataggio di 215 migranti. È stata accolta la richiesta della procura distrettuale etnea. Sequestro convalidato dunque, ma cade l’accusa di associazione a delinquere. Il giudice che ha confermato il sequestro si è dichiarato infatti incompetente ritenendo non sussistere il reato di associazione per delinquere, ma soltanto quello di immigrazione clandestina. Indagati nell’inchiesta sono 3 funzionari della ong. Gli atti, dalla procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro, saranno trasferiti alla Procura di Ragusa.
“Non abbiamo ancora letto il provvedimento che non ci è ancora stato notificato. Solo quando lo valuteremo per intero allora ci esprimeremo. Intanto valutiamo come positivo il fatto che cada l’accusa di associazione a delinquere”, è stato il commento di Rosa Emanuela Lo Faro, avvocato del comandante di Open Arms, Marc Reig Creus, indagato insieme alla capo missione Ana Isabel Montes Mier e al coordinatore generale dell’organizzazione Gerard Canals. I soccorritori della Open Arms si erano rifiutati di consegnare alla guardia costiera libica in salvo i migranti salvati al largo della Libia e hanno insistito per portarli in Italia. Al centro dell’attenzione dei magistrati etnei è finita anche la decisione di portare i migranti in Sicilia, nonostante un primo approdo a Malta.
In Spagna, il caso del sequestro a Pozzallo della nave della organizzazione non governativa Proactiva ha dato vita a un movimento di sostegno alla ong all’insegna dello slogan: “Salvare vite non è un crimine”. Centinaia di persone hanno manifestato solidarietà sabato e una petizione di Change.org ha raccolto 255mila firme. Proactiva ha ‘incassato’ il sostegno di personaggi del mondo dello spettacolo come Penelope Cruz e Javier Bardem.
Quello di Open Arms è il secondo sequestro dalla giustizia italiana dopo quello della nave Iuventa della ONG tedesca Jugend Rettet la scorsa estate. Altre Ong hanno sospeso le loro operazioni a causa delle crescenti minacce della marina libica e del calo delle partenze di migranti per i viaggi della speranza (-60% dall’estate 2017). Un anno fa erano una dozzina le navi delle Ong che pattugliavano al largo della Libia. Oggi ne resta solo una, anche se altri pianificano di tornare in mare in primavera