Don Claudio Curcetti è il parroco torinese che a duemila metri di altezza in Valle Stretta si è trovato davanti i migranti che, dopo aver tentato di valicare la frontiera con la Francia dal Col della Scala, sono stati respinti al confine con il Piemonte dalla gendarmeria francese. I profughi sono pronti a ‘scavallare’ il passo alpino in t-shirt e infradito per raggiungere la terra promessa dell’Europa in cerca di lavoro e fortuna. Arrivano tutti dalla Libia, sono sopravvissuti alle traversate nel mar Mediterraneo: alcuni sono fuggiti dai centri di accoglienza, altri sono arrivati attraverso strade tortuose fino a quel lembo d’Italia che si affaccia sul resto del continente e non ci stanno a farsi fermare a un passo dal sogno per cui hanno rischiato la vita. Scovano quindi nuove rotte attraverso i valichi alpini al confine con il Piemonte.
Don Claudio nega con decisione la qualifica di ‘passeur’ e spiega di non aver accompagnato proprio nessuno dall’altra parte: si è limitato ad ‘accogliere’, spiega, chi già era in territorio francese.
Cos’è successo esattamente?
“Era una sera d’estate, mi sono trovato davanti queste sagome scure: tutti giovani, vestiti leggeri, che chiedevano aiuto. Mi trovavo con i ragazzi dei campi parrocchiali nel rifugio di Valle Stretta. Abbiamo dato loro giacche a vento, calzini, da mangiare e un letto per dormire. Erano stanchi, stremati. Ma non abbiamo fatto nulla di illegale: loro erano già in Francia. È possibile poi che qualche ragazzo li abbia accompagnati per una passeggiata”.
Che cosa ha pensato quando li ha visti?
“Gesù ha detto ‘avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito’… Ho in mente i loro occhi, non sta a me giudicare se abbiano torto o ragione. Non abbiamo fatto altro che accoglierli”.
Quando sono arrivati i primi?
“Ne saranno passati una trentina da giugno al 20 agosto. Ma le notizie di migranti che passavano dal Col della Scala risalgono a marzo. Quando i francesi se ne accorgevano, li bloccavano e spedivano indietro, verso l’Italia. Una parte di loro ha deviato per il colle di Valle Stretta, altri per il Col du Vallon verso Nevache e altri ancora per il colle di Thures”.
Non avete avuto paura?
“Di chi? Il più giovane ha detto di avere 16 anni e un’unica speranza: studiare come i suoi coetanei europei. Hanno scelto la Francia perché sono francofoni. Mi ha spiegato che vuole andare a scuola ed è più complicato fermarsi in Italia e reimparare la lingua. Per questo è scappato dalla comunità in cui si trovava a Napoli”.
Sono islamici? Hanno idea del terrorismo?
“Sono tutti musulmani, ma non gli importa nulla delle rivendicazioni dell’Isis. Anzi, spesso fuggono da realtà in cui l’estremismo religioso limita le libertà individuali”.
È vero che pensate di lasciare aperta una parte del rifugio almeno fino a ottobre?
“Ci stiamo pensando. Si potrebbe lasciare la stamberga aperta almeno fino all’arrivo delle prime nevi, nel caso qualcuno passi e abbia bisogno. Anche perché i migranti ci hanno detto che altri rifugi li hanno rifiutati”.