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Migranti, Gentiloni raddoppia: “Lo Stato vince col codice Ong”. Ma Delrio non molla

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Il codice di condotta per le organizzazioni non governative attive nel soccorso dei migranti “è un pezzo fondamentale di una strategia, che sta producendo, piano piano, dei risultati”. Ciò vuol dire “che vince lo Stato e perdono gli scafisti e i trafficanti di esseri umani”. Il premier Paolo Gentiloni ribadisce quindi l’appoggio alle regole stilate dal Viminale, ma tra i ministri Marco Minniti (Interno) e Graziano Delrio (Trasport) non è pace fatta.

Le distanze tra i due non si sono accorciate, anzi, restano esattamente quelle che erano già prima dell’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dello stesso premier. “Io rispetto la legge dello Stato. Lavoro per l’ordine e la sicurezza – ha sottolineato Delrio a ‘Repubblica’ -. Sono impegnato per stroncare il traffico odioso dei clandestini, in questa nostra guerra contro gli scafisti. Ma se c’è una nave di una Ong vicina a gente da soccorrere, non posso escluderla. E anche se non ha firmato il codice di autoregolamentazione, sono obbligato a usarla per salvare vite umane”. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, insomma, non indietreggia, pur ribadendo di non avere “punti di contrasto” con il collega dell’Interno.

Secondo Delrio il nodo sta nel trasbordo, che da navi di Ong che non hanno firmato il codice “è necessario, se viene individuato un pericolo di vita, o se una nave è troppo piccola e rischia di ribaltarsi. Noi dobbiamo tenere aperto questo spiraglio, per l’incolumità di chi è a bordo”. Delrio ha “dato disposizioni alla Guardia costiera di usare principalmente le Ong che mostrano un atteggiamento collaborativo. Ma certo non posso violare una regola di diritto internazionale, o la nostra Costituzione”. Insomma il ministro, pur condividendo il codice di comportamento, ha tutta l’intenzione di adattarlo “caso per caso” e dopo aver valutato se “esistono situazioni di pericolo o di ordine pubblico”.

Minniti intanto tace. Dopo aver incassato l’appoggio di Mattarella e di Gentiloni, va avanti per la sua strada, anche se si rende conto che magari servono dei correttivi al codice. Correttivi che potrebbero far cambiare idea a Medici senza frontiere e a Sos Méditerranée. Intanto però non si placa la polemica politica. Secondo il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, “il codice è indispensabile, servono regole ed è indispensabile che vengano rispettate. E’ importante che l’Italia parli con una voce unica, non ci possono essere politiche ondivaghe”.

Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, chiede uno stop alle divisioni: “Sono contrario a ogni derby tra rigore e umanità, tra regole e solidarietà, tra sicurezza e diritti umani. Non è un derby che il nostro Paese conosce, fin qui noi siamo stati il Paese ha sposato sicurezza e umanità, dobbiamo continuare ad essere questo Paese”. Dalla politica però arrivano dure critiche a Delrio. Secondo Paolo Romani di Forza Italia, il ministro dei Trasporti “non sa o non vuole ricordare che le normative internazionali che richiama non contemplano né il ruolo delle Ong nel soccorso in mare né la fattispecie dei gommoni di migranti partiti non tanto per compiere una traversata ma proprio per essere ‘salvati’ a poche miglia dalla costa”.

Non è d’accordo Arturo Scotto di Mdp, secondo il quale “il ministro Delrio prova a ripristinare un po’ di buonsenso, parlando esplicitamente di gerarchia delle fonti giuridiche e spiegando che il codice di condotta delle Ong sta sotto la Costituzione e il diritto internazionale”. Anche la Caritas si schiera dalla parte di Delrio perché ritiene che il tema non “debba essere centrato esclusivamente sul codice di condotta delle Ong ma sul salvataggio, perché al di là dei codici c’è in gioco la vita umana, che è la nostra preoccupazione maggiore. E chi se ne prende la responsabilità?”. Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana, invita “ad uscire da questo ‘teatrino’ con due fazioni opposte insostenibili – chi sta pro o contro i salvataggi umanitari -, perché si stanno dando messaggi non veritieri e a farne le spese sono i migranti”.

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