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Migranti, governo tedesco sull’orlo della crisi. Seehofer vuole dimettersi

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È in bilico il governo di Angela Merkel. Il ministro dell’Interno Horst Seehofer, alleato con il quale la cancelliera è in rotta di collisione da settimane sulla gestione dell’immigrazione, ha respinto sia le conclusioni emerse dal vertice di Bruxelles (gli hotspot per smistare migranti in Ue e le piattaforme di sbarco in Nord Africa), sia la proposta di Merkel dei cosiddetti ‘centri-ancora’ da allestire in Germania per i richiedenti asilo già registrati in altri Paesi Ue. Seehofer ha messo sul piatto le sue dimissioni da ministro e da leade della Csu, il partito alleato della Cdu nel governo del Paese. Le dimissioni di Seehofer potrebbero portare alla crisi di governo e alla fine di una collaborazione pluridecennale tra Cdu e Csu.

Per Seehofer si tratta di misure “non equivalenti” ai respingimenti al confine tedesco dei richiedenti asilo già registrati altrove, respingimenti che aveva minacciato di avviare se la leader della Cdu non fosse riuscita a trovare una valida soluzione alternativa a livello europeo entro fine giugno. La sua posizione Seehofer l’ha espressa alla riunione dei vertici della Csu in corso a Monaco ed è filtrata sulla stampa da fonti. Secondo quanto riporta la Bild, Seehofer avrebbe tenuto un discorso molto critico con la politica del governo della cancelliera, citando anche la morte della giovanissima Susanna, la 14enne stuprata e uccisa da un profugo iracheno. “Non posso assumermene la responsabilità” come ministro, avrebbe detto nella parte più emozionale del discorso.

Angela Merkel, che guida la Germania dal 2005 e prima di volare a Bruxelles aveva avvertito che sull’immigrazione si gioca il destino dell’Ue, intorno alle 14 ha rilasciato un’intervista alla Zdf: “Farò tutto il possibile per raggiungere risultati nella Cdu e nella Csu che implichino che possiamo continuare a tutelare la responsabilità per il nostro Paese”, ha detto, riconoscendo che “tutti sanno che la situazione è seria”. A proposito dei movimenti secondari, poi, ha dichiarato che “un accordo con l’Italia finora non è stato possibile” e si è detta dispiaciuta di quello che ha definito un “equivoco” con Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia, che hanno smentito di avere stretto accordi sull’immigrazione con la Germania.

Il riferimento è al fatto che, in una lettera di otto pagine indirizzata ai membri della Grosse Koalition, cioè Csu e Spd, la leader della Cdu aveva indicato sabato di avere raggiunto accordi con 14 Stati Ue per velocizzare i respingimenti dei migranti che arrivino in Germania dopo essersi già registrati in altri Paesi (ai 14 vanno aggiunti Spagna e Grecia con cui intese del genere erano state già raggiunte a Bruxelles). I 14 Paesi, secondo i media tedeschi, erano: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Francia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia. Ma una dopo l’altra erano giunte le smentite di Praga, Budapest e infine Varsavia. Con la bocciatura di Seehofer la coalizione sembra più a rischio.

In serata, comunque, i vertici della Cdu hanno rinnovato il sostegno alla politica europea sui migranti di Angela Merkel. Respingimenti unilaterali di profughi sarebbero un segnale sbagliato ai partner europei, ha affermato la segretaria generale della Cdu Annegret Kramp- Karrenbauer, secondo quanto riporta la Bild.

“Vengo di proposito a Berlino e la cancelliera si muove dello zero virgola zero”, avrebbe detto il ministro ai suoi secondo la Bild, esprimendo frustrazione per l’incontro di sabato sera in cancelleria con Merkel, in cui i due erano stati avvistati con volti visibilmente tesi in un colloquio sul balcone dell’ufficio di lei. Se il ministro passasse ai fatti attuando la minaccia di avviare i respingimenti dei migranti al confine, scavalcherebbe Merkel, alla quale non resterebbe che silurarlo. Determinando però una crisi della GroKo, con il rischio di elezioni anticipate. Un accordo in extremis non è tuttavia da escludere del tutto. È vero che sulle scelte della Csu pesano le elezioni del 14 ottobre in Baviera, in cui il partito vuole evitare di perdere consensi a vantaggio dello xenofobo Alternativa per la Germania (AfD). Ma è anche vero che, secondo i sondaggi, da eventuali elezioni nazionali anticipate a trarre maggior vantaggio sarebbe proprio l’estrema destra

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