Un nuovo fronte, una nuova battaglia, nuove parole dure. Stavolta tocca all’Onu. Per l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ci sono troppi “gli atti di violenza e di razzismo, in Italia, contro migranti e rom“.
Bachelet, che prima dei ruoli alle Nazioni Unite è stata presidente del Cile, ha deciso di “inviare un team” nel nostro Paese per monitorare “questo atteggiamento politico e altri sviluppi recenti che hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili”.
In ballo ci sono “i diritti fondamentali” dell’uomo, gli stessi che a volte hanno attirato su Salvini le critiche da parte di altre organizzazioni e istituzioni. Ma Salvini – che ha evidentemente messo sul petto anche quest’altra medaglia, come l’indagine di sequestro di persona per la nave Diciotti – non ha lasciato passare troppo tempo e si è affidato ai toni con i quali ormai parla all’Europa, al mondo e agli oppositori. Accusando l’Onu di essere “prevenuta, inutilmente costosa e disinformata“, il ministro dell’Interno ha ricordato che “l’Italia negli ultimi anni ha accolto 700mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non ha mai ricevuto collaborazione dagli altri Paesi europei”.
Poi, da Milano, ha rilanciato sull’Onu: “Da un’organizzazione che costa miliardi di euro, a cui l’Italia dà più di 100 milioni all’anno di contributi, ragioneremo con gli alleati sull’utilità di continuare a dare questi 100 milioni per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani”.
Dunque Salvini non cambia linea e strada anche e soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti europei. Forte del dato uscito dalle urne svedesi, dove la destra populista pur non sfondando cresce, il capo del Viminale vuole che l’Italia si presenti al summit europeo di Salisbugo del prossimo 20 settembre con un pacchetto di ‘niet’ nei confronti di ogni tipo di apertura sul tema dei migranti.
L’argomento è stato anche al centro dell’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Il premier continua ad auspicare “segnali di progresso” sul fronte delle politiche sull’immigrazione, “per arrivare, nell’interesse generale, ad un meccanismo stabile ed efficace con cui gestire, col supporto della Commissione Europea, gli sbarchi, la redistribuzione, e i rimpatri”. Quello che chiede l’Italia, ha sottolineato, è “un meccanismo che renda l’Europa credibile, sicura e solidale”.
Parole sobrie, quelle di Conte, che fanno da contrappeso alla linea leghista che continua per ora a lanciare ultimatum, scaduti e senza conseguenza. Il leader del Carroccio, peraltro, venerdì a Vienna potrebbe siglare con il collega tedesco, Horst Seehofer, un accordo per riprendersi alcune persone spostatesi in Germania nei cosiddetti ‘movimenti secondari’. Salvini ha però spiegato che l’intesa deve essere “a saldo zero”. Nel conteggio finale, cioé, non deve esserci “senza avere un solo immigrato in più a nostro carico”.