La nave Aquarius non può sbarcare in Italia. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha scritto una lettera a Malta indicando il porto della Valletta come quello più sicuro per far approdare l’imbarcazione con 629 migranti a bordo. Stando a quanto Salvini ha dichiarato anche nella missiva, se l’isola-Stato non le permetterà di attraccare scatterà lo stop voluto dal vicepremier leghista e all’imbarcazione non sarà permesso di approdare in Italia. Cresce quindi la tensione diplomatica tra il ministro dell’Interno e Malta. Che replica: “Il salvataggio (della nave Aquarius ndr) è avvenuto nell’area di ricerca e soccorso libica ed è stato coordinato dal centro di coordinamento di soccorso a Roma. Malta non è né l’autorità coordinatrice né è competente per questo caso“, ha spiegato il portavoce del governo maltese, secondo quanto riporta Malta Today.
Il governo di Malta, però, tramite il primo ministro Joseph Muscat, ha assicurato di voler avere “il miglior rapporto possibile” con l’Italia, ha detto il premier a One Radio sottolineando che gli interessi maltesi e italiani sono identici e che il salvataggio delle vite rimane una priorità “su tutto il resto”. Muscat ha poi affermato che Malta rispetta tutte le norme internazionali sulle migrazioni e continuerà a farlo. “Lo abbiamo fatto questa settimana e continueremo a farlo”, ha precisato, “e lo dimostriamo con fatti documentati. È importante che tutti aderiscano alle regole: noi, gli altri governi e le altre organizzazioni”. “Non farò alcuna dichiarazione avventata e ovunque ci siano equivoci dobbiamo chiarirli”, ha detto Muscat, “abbiamo bisogno di avere buoni rapporti con tutti i nostri vicini, sia europei che africani”.
Le dichiarazioni sono arrivate dopo che il ministro degli Interni Matteo Salvini aveva accusato Malta di “dire sempre di no a qualsiasi richiesta di intervento” per salvare i migranti. “Questa cosa non è possibile. Il buon Dio ha messo Malta più vicino all’Africa della Sicilia. C’è da lavorare”, aveva detto il leader leghista in prefettura a Como. Immediata la risposta di La Valletta, che aveva bollato come false le accuse del neoministro italiano.
Sabato, invece, è arrivata nel porto di Reggio Calabria la Sea Watch 3, nave di una Ong tedesca, con a bordo 232 migranti, soccorsi nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. È il primo sbarco autorizzato di migranti in Italia dell’era Salvini come ministro dell’Interno. La nave Sea Watch ha ricevuto infatti l’ok da parte del Viminale di attraccare a Reggio Calabria. “Appena terminato lo sbarco, al comandante di Sea Watch era stato richiesto di recarsi all’ufficio della polizia giudiziaria al porto per raccogliere ‘sommarie dichiarazioni testimoniali’, concluse e verbalizzate dopo 4 ore di colloquio”. Lo rende noto l’ong, che aggiunge che “sembrava che la nave avesse ottenuto il via libera alla partenza, tuttavia la questura di Reggio, sotto indicazioni della Procura, ha chiesto ai giornalisti a bordo di Sea Watch, tra cui Fabio Butera per Repubblica, di consegnare il materiale video girato durante il salvataggio di martedì 5 giugno, operato in acque internazionali, sotto il coordinamento della Centrale operativa della guardia costiera di Roma. “La richiesta di acquisizione del materiale – sottolinea la ong – è stata presentata verbalmente; il rifiuto avrebbe comportato il sequestro del girato. Al fine di sbloccare la situazione e consentire a Sea-Watch 3 di tornare nell’area operativa, dove nel frattempo si sono svolti diversi soccorsi, il materiale richiesto ai giornalisti è stato trasmesso agli organi di polizia giudiziaria e l’acquisizione verbalizzata. Le motivazioni della richiesta sono coperte da segreto istruttorio e dunque non sono state rese note”. E ancora. “I giornalisti – aggiunge Sea Watch – hanno a lungo riflettuto sul da farsi, confrontandosi con le rispettive testate e agenzie, e sono stati in seguito condotti nei locali della questura a bordo di vetture della polizia, accompagnati volontariamente dai rappresentanti di Sea Watch Italia, che lì hanno ritrovato alcune tra le persone sbarcate in mattinata, sottoposte a approfondimenti da parte della squadra mobile”.