Continua la ricerca di un porto sicuro da parte della Sea Watch per i 65 migranti, tra cui 11 donne, 5 bambini e 2 neonati sotto i 6 mesi, salvati il 15 maggio a 30 miglia dalle coste libiche. La ong ha informato Libia, Malta e Olanda ma non ha ancora ricevuto risposta. Mentre dall’Italia il ministro dell’interno Matteo Salvini ribadisce la linea dura dei porti chiusi.
Sea Watch si è presa cura dei naufraghi, che hanno passato la notte a bordo, e ha lanciato l’allarme sulle loro condizioni: “La situazione medica a bordo genera forte preoccupazione. Molti soffrono il mal di mare e sono a rischio disidratazione. La donna ustionata ha bisogno di trattamenti. I bambini sono traumatizzati dalla permanenza nelle prigioni libiche e rischiano ulteriori danni psicologici”.
Da Salvini però arriva l’ennesimo no: “Erano prima in acque libiche e poi in acque maltesi, ma mettendo a rischio la vita degli immigrati a bordo vogliono a tutti i costi arrivare in Italia. Questi non sono soccorritori ma scafisti, e come tali verranno trattati. Per i trafficanti di esseri umani i porti italiani sono e rimangono chiusi”.