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Musica, Ligabue infiamma la Rcf Arena, in 100mila cantano con lui

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Una grande festa: questo doveva essere e questo è stato, per i 100mila del Campovolo, ’30 anni in un giorno’, l’evento con cui Luciano Ligabue, con due anni e mezzo di ritardo a causa della pandemia, ha celebrato i 30 anni di carriera e inaugurato la nuova Rcf Arena. Un ‘sogno di rock ‘n roll’ che si avvera, come lo ha definito il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. E Ligabue quel sogno lo ha realizzato, con tutta la sua energia e una grinta e una voglia accentuate da oltre tre anni di forzata assenza dal ‘suo’ palco. Il via al concerto con lo storico manager, Claudio Maioli, che issa sul palco largo 77 metri e alto 19, con una passerella di 36 metri che taglia la folla, due grandi bandiere, quella della pace e quella dell’evento. Poi Liga parte con ‘Non cambierei questa vita con nessun’altra’, e vedendolo cantare davanti al suo popolo si capisce che è davvero così: “Cazzo, era ora – dice salutando il pubblico -, dopo due anni in apnea il tappo lo togliamo noi, perché abbiamo vinto noi”, citando una strofa del brano.

Tre ore di concerto con tutte le sue band, quelle che lo hanno affiancato nel corso di una carriera straordinaria, per suonare brani storici come ‘Balliamo sul mondo’, ‘Niente paura’, ‘Marlon Brando è sempre lui’, tra le altre, con ‘Il Gruppo’, poi con i ‘ClanDestino’ successi del calibro di ‘Bar Mario’, con l’entrata in scena di Maioli per un omaggio a Gino Strada, altro appello alla pace. Un argomento che Ligabue ha voluto al centro, nei giorni segnati dalla guerra in Ucraina: “Quando facemmo ‘Il mio nome è mai più’ nel 1999, 23 anni fa – ha detto poche ore prima del concerto – l’abbiamo fatta con un totale coinvolgimento sentimentale, dicendo quale fosse la nostra posizione. Quando io vengo a sapere che lo scorso anno la spesa per le armi ha battuto il record di tutti i tempi mi affliggo, questo continuo armarsi è una bomba che si innesca”. Si continua con ‘Non è tempo per noi’, ‘Ho messo via’, per citarne solo alcune. Poi il ritorno del ‘Gruppo’ per, tra le altre, ‘L’amore conta’, cantata insieme con Gazzelle, ‘Il giorno dei giorni’, l’emozionante duetto con Francesco De Gregori per ‘Buonanotte all’Italia’. Poi è la volta della Banda, per ‘Il mio nome è mai più’, cantata con Mauro Pagani ma senza Piero Pelù, che ha dovuto dare forfait all’ultimo momento per i postumi di una caduta in un suo concerto: “Se c’è un momento stasera in cui voglio sentire il coro da voi, è adesso”, dice Liga al pubblico, e la canta con trasporto, e il pensiero di tutti va all’Ucraina. Poi ‘Ti sento’, ‘Quella che non sei’, ‘Certe notti’ e altre indimenticabili perle del suo repertorio. Infine il ritorno sul palco del Gruppo per il finale, con ‘A modo tuo’ cantata con Elisa, ‘Questa è la mia vita’, ‘Una vita da mediano’ e la chiusura, con gli attesi ‘Urlando contro il cielo’ e ‘Sogni di rock ‘n roll’. In tutto, comprese quelle non citate, 31 canzoni che hanno accompagnato generazioni di fan, cantate anche con alcuni amici che hanno preso parte alla festa. Tra loro anche Loredana Bertè per ‘Ho smesso di tacere’, appello contro la violenza sulle donne e i femminicidi, ed Eugenio Finardi per ‘Musica ribelle’.

Una notte indimenticabile, in particolare per le 103.009 persone, secondo i dati forniti dall’organizzazione, che hanno trascorso, dopo oltre due anni di attesa, una lunga giornata sotto un sole inclemente per aspettare il loro beniamino. Che non li ha delusi, cantando 31 canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana degli ultimi 30 anni. Torna il live, torna Ligabue e ora non si vuole più fermare: sono già in programma cinque concerti all’Arena di Verona a cavallo tra settembre e ottobre e poi un tour europeo. Ma questa è un’altra storia, ora negli occhi resta la grande festa reggiana, in un’arena nuovissima e all’avanguardia, la più grande arena permanente d’Europa, che è stata riempita dall’ondata di amore di 100mila persone per il Liga.

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