Giovedì 28. E’ questa la data chiave per la ripartenza. In calendario il vertice tra il governo e le istituzioni calcistiche dove tutti i nodi attorno alla ripartenza della Serie A verranno al pettine e dovranno, si presume, essere sciolti. Qualche novità emergerà nelle prossime ore dal Consiglio di Lega: la spinosa questione dei playoff/playout, delle fasce orarie in cui scendere in campo (i giocatori sono contrari alle partite alle 16.30) e dell’organizzazione del calendario, a seconda che si riprenda il 13 o il 20 giugno. All’orizzonte si profila una nuova spaccatura, dato che l’ultima idea è quella di ricominciare in maniera soft, il 13 (ma serve una deroga del governo), con i quattro recuperi che mancano all’appello: Atalanta-Sassuolo, Inter-Sampdoria, Verona-Cagliari e Torino-Parma. In questo modo tutte le partecipanti avrebbero subito lo stesso numero di partite, elemento che eviterebbe nuovi contenziosi in caso di un nuovo stop forzato. Altre società però premono per una ripresa ‘a ranghi compatti’ con tutte e 20 le squadre in campo per la 27/a giornata.
A prescindere dal fatto se ripartirà o meno, la Serie A che conoscevamo è stata spazzata via dal coronavirus. Il campionato che verrà, e probabilmente anche quello successivo, saranno condizionati da una convivenza forzata con il Covid-19. Che causerà numerosi sconvolgimenti e cambierà le abitudini e i rituali attorno a una partita. A cominciare dalle presenze negli stadi: massimo 300 persone, calciatori inclusi, tutti sottoposti a controllo della temperatura e obbligati a fornire una autocertificazione sanitaria. Per le trasferte i club arriveranno con due pullman diversi, nel rispetto del distanziamento sociale. Anche in campo le due squadre entreranno e usciranno in momenti diversi. Non finisce qui: niente strette di mano, niente mascotte, niente foto di rito prima del fischio d’inizio. I raccattapalle saranno presenti in maniera limitata, al pari di fotografi e giornalisti, e necessariamente maggiorenni. La rivoluzione post covid coinvolge anche gli arbitri. Oltre alle distanze sul terreno di gioco, dal punto di vista della logistica i padroni di casa si occuperanno di sanificare gli spogliatoi e fornire i pasti ai direttori di gara. Saranno poi ridotte a tre le persone all’interno della sala Var.
Il protocollo inviato dalla Figc sulla disputa delle partite al vaglio del Cts assomiglia a quello già redatto giorni fa sulla ripresa degli allenamenti. Una delle questioni chiave riguarda il comportamento del ‘gruppo squadra’ in caso di una positività: attualmente è prevista una quarantena obbligatoria per tutti di 14 giorni. A tal proposito il documento fa riferimento a quanto prevede il protocollo allenamenti e rinvia la questione a quando l’attività riprenderà, anche in relazione all’andamento del contagio. Se i dati dovessero consentirlo, è possibile che un alleggerimento delle restrizioni, con l’adozione del sistema tedesco. Ovvero, isolamento del singolo e frequente ricorso al tampone per i compagni.