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Omicidio Di Pietrantonio, giudice: Uccisa per rifiuto sottomissione ad ex

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Sara Di Pietrantonio è stata uccisa perché “si rifiutava di riconoscere il ruolo di padrone della sua vita in Vincenzo Paduano“. Così il giudice Gaspare Sturzo nelle motivazioni della condanna all’ergastolo al 28enne ex fidanzato della vittima. Secondo la ricostruzione del giudice proprio il desiderio della giovane di rifarsi una vita senza il suo ex lo avrebbe spinto a perseguitarla prima e ucciderla poi. La premeditazione secondo il giudice risulta evidente anche a fronte del messaggio scritto da Paduano a Sara, pochi voi prima dell’assassinio: “Ti rovino la vita a te e a lui (in riferimento al nuovo ragazzo della giovane ndr)! Tu devi soffrire come stai facendo soffrire me”.

Paduano, prima del delitto, aveva preparato due diverse bottiglie piene di alcol per danneggiare sia l’auto di Sara, sia quella del ragazzo, è poco prima dell’assassinio scrisse su Facebook: “Quando il marcio è radicato nel profondo, ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale”. “Non si può negare che il dolo di Paduano sia stato della massima potenza – scrive il giudice – manifestando aspetti di vera e propria crudeltà verso Sara”. Paduano e stato condannato all’ergastolo, con rito abbreviato, il 5 maggio scorso, a un anno dall’omicidio di Sara, uccisa il 29 maggio del 2016.

Sara e Paduano erano stati insieme per un paio di anni, allontanandosi e riavvicinandosi a più riprese, fino a tre settimane prima dell’omicidio, quando Sara lo aveva lasciato definitivamente. Il 28 maggio, i due si erano visti nel pomeriggio, a casa di lei, avevano parlato, e Sara aveva ribadito che era davvero finita: stanca di quella storia malata, fatta di continue pressioni psicologiche e folli gelosie da parte di lui, era riuscita a dire basta a un amore che di amore non aveva nulla, e la faceva stare male. Lui non poteva sopportarlo e aveva deciso: se non poteva avere Sara, nessuno l’avrebbe avuta. Poche ore dopo, sabato notte, mentre era di turno come vigilantes nel quartiere Eur di Roma, Paduano ha lasciato il posto di servizio ed è andato sotto casa del giovane che Sara da poco frequentava. Ha aspettato che lei riportasse a casa il ragazzo, e quando si è allontanata in auto, Paduano l’ha seguita. Sara inizialmente non si è accorta di nulla, ha mandato con il telefono un messaggio alla madre comunicandole che di lì a poco sarebbe arrivata a casa. Pochi istanti dopo Paduano, alla guida dell’auto, la affiancava e speronava, costringendola a fermarsi. I due sono scesi dall’auto e hanno discusso. Sono stati visti da alcuni passanti, prima che lui la uccidesse e le desse fuoco. Alle 5 del mattino, dopo una segnalazione per l’auto in fiamme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno trovato a duecento metri dai resti del veicolo bruciato, il corpo semicarbonizzato di Sara. Gli agenti della squadra mobile hanno sentito i genitori della giovane, il ragazzo che frequentava, gli amici più stretti: subito è emerso che Paduano la tormentava da tempo con telefonate continue e di recente l’aveva pedinata in almeno un’occasione. Sara era preoccupata per la morbosità con la quale il suo ex fidanzato voleva tornare ad ogni costo con lei, ma forse non lo riteneva pericoloso tanto che anche poche ore prima dell’omicidio si erano visti, per un chiarimento. L’ultimo, prima della follia omicida che l’avrebbe uccisa.
 

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