Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone tra amministratori, funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti, indagati per associazione per delinquere finalizzata al compimento di delitti contro la pubblica Amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, oltre che in materia di corruzione elettorale, per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea ed altro. Per due indagati il gip del tribunale di Lecce ha disposto la custodia in carcere, per otto i domiciliari. Stando a quanto si apprende, gli indagati sono complessivamente 60. L’esecuzione del provvedimento è stata delegata ai comandi provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Lecce, assieme ai funzionari della Polizia Provinciale.
La gip del tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, ha disposto la custodia in carcere per il sindaco di Otranto (Lecce), Pierpaolo Cariddi, e per il fratello Luciano, ex primo cittadino di Otranto, nell’inchiesta in cui è contestata anche la corruzione elettorale. Lo apprende LaPresse da fonti investigative. Un troncone dell’inchiesta riguarda le elezioni politiche del 2018, quando Luciano Cariddi si presentò come candidato al Senato con il centrodestra nel collegio uninominale Nardò-Casarano. A Pierpaolo Cariddi, agli inizi dello scorso mese di luglio, venne notificato il divieto di dimora nel comune di residenza in relazione all’accusa di falso ideologico in atto pubblico.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta della procura di Lecce, sfociata nell’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare per corruzione elettorale in un comune salentino, ci sarebbe stato un “consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico – imprenditoriale, che da tempo avrebbe pervaso una determinata amministrazione comunale, coinvolgendone amministratori e funzionari troppo vicini ad alcuni imprenditori con interessi economici”.
Stando a quanto reso noto dai comandi provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Lecce, assieme ai funzionari della Polizia Provinciale, gli interessi sarebbero stati “coltivati attraverso artefatte aggiudicazioni di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura”, anche per “assicurare un bacino di voti per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico – patrimoniali per i restanti”.
A ispessire il quadro accusatorio tessuto dalla magistratura anche gli accertamenti, in particolare quelli in materia edilizia e paesaggistico-ambientale, condotti dalla polizia provinciale, attraverso acquisizioni documentali e rilievi tecnici.
Nell’ambito dell’inchiesta è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di strutture turistico – ricettive, stabilimenti balneari, aziende agrituristiche, diverse unità immobiliari e numerose somme di denaro, per un valore stimato di diversi milioni di euro. Secondo l’accusa, alla base ci sarebbero state autorizzazioni illecite e, in alcuni casi, le strutture sarebbero state realizzati in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica.
L’indagine ha preso il via nel dicembre del 2017, quando alcune condotte poste in essere dalla compagine amministrativa di un comune salentino sono finite sotto la lente di ingrandimento del Nucleo Investigativo dell’Arma leccese e, quindi, al vaglio della Procura. Dagli sviluppi delle indagini, condotte in una fase successiva anche dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce e dalla Compagnia Guardia di Finanza di Otranto, fino alla primavera del 2022, emergerebbe un “modus operandi dell’apparato pubblico ispirato, oltre che all’arricchimento personale, ad assicurarsi bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere a livello sia locale sia a regionale”. Complessivamente 60 gli indagati, raggiunti alle prime luci dell’alba da provvedimenti giudiziari dalla notifica di informazioni di garanzia fino all’applicazione di misure restrittive della libertà personale e cautelari di natura reale.