Al terzo giorno del maxi-vertice di lotta alla pedofilia nella Chiesa, Papa Francesco si commuove e fa mea culpa.
La testimonianza di una delle vittime – “Ciò che ti porti dentro è come un fantasma, che gli altri non sono capaci di vedere. Non ti vedranno e conosceranno mai completamente. Ciò che fa più male è la certezza che nessuno ti capirà. Essa rimane con te per il resto della tua vita”. È la testimonianza di una vittima di pedofilia, durante la liturgia penitenziale nella Sala Regia del palazzo apostolico vaticano e che fa commuovere Papa Francesco. “I tentativi di ritornare al sé più vero, e partecipare al mondo ‘precedente’, come prima dell’abuso, sono altrettanto dolorosi dell’abuso in sé. Si vive sempre in due mondi allo stesso tempo. Vorrei che gli aggressori potessero comprendere di creare questa scissione nelle vittime. Per il resto della nostra vita. Più è grande il tuo desidero e i tuoi tentativi di riconciliare questi due mondi, più dolorosa è la certezza che non è possibile. Non c’è sogno senza ricordi di ciò che è successo, nessun giorno senza flashback”.
Il mea culpa – “Per tre giorni ci siamo parlati e abbiamo ascoltato le voci di vittime sopravvissute a crimini che minori e giovani hanno sofferto nella nostra Chiesa”, ha detto Papa Francesco durante la liturgia penitenziale. “Ci siamo chiesti l’un l’altro: ‘Come possiamo agire responsabilmente, quali passi dobbiamo ora intraprendere?’ Per poter entrare nel futuro con rinnovato coraggio, dobbiamo dire, come il figlio prodigo: ‘Padre, ho peccato’. Abbiamo bisogno di esaminare – ha continuato Bergoglio – dove si rendono necessarie azioni concrete per le Chiese locali, per i membri delle Conferenze Episcopali, per noi stessi. Ciò richiede di guardare sinceramente alle situazioni creatasi nei nostri Paesi e alle nostre stesse azioni”.