Ovunque sia stata macchiata dal “flagello” della pedofilia, la Chiesa ha fallito. È la prima cosa che Papa Francesco vuole mettere in chiaro in Irlanda, Paese che ha sofferto moltissimo per gli scandali sessuali da parte del clero.
Nel suo discorso alle autorità, ai rappresentanti della società civile, ai membri del corpo diplomatico, il Pontefice risponde all’appello del premier Leo Varadkar, che invoca giustizia per le vittime: “Le ferite sono ancora aperte e c’è molto da fare per ottenere giustizia e verità”, dice.
Dopo la visita di Giovanni Paolo II, avvenuta nel 1979, Francesco trova il piccolo Paese cattolico attraversato da una vera e propria rivoluzione culturale: già tre anni fa furono legalizzate, dopo un referendum, le nozze gay. Quest’anno l’isola ha vissuto la storica legalizzazione dell’aborto. E il motivo principale della visita è quello di prendere parte all’Incontro Mondiale delle Famiglie a Dublino (21-16 agosto).
Quasi quarant’anni dopo Bergoglio riconosce “il grave scandalo” commesso sui minori da parte di “membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli” e ha “il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti”.
E fa riferimento alla sua ‘Lettera la Popolo di Dio‘, scritta dopo il dossier shock in Pennsylvania: “la Chiesa – ribadisce – deve eliminare questo flagello a ogni costo”.
Nel 2011, in era Ratzinger, la tensione tra Santa Sede e l’isola cattolica divenne tale che Dublino chiuse l’ambasciata in Vaticano, riaperta poi nel 2014, sotto il pontificato di Bergoglio. Una decisione clamorosa, motivata ufficialmente da problemi economici legati alla crisi, anche se, qualche mese prima della chiusura, il Vaticano richiamò a Roma il nunzio a Dublino per ‘consultazioni’. La vera pietra dello scandalo fu un dossier sulla diocesi di Cloyne, che fece luce sugli abusi di 19 preti pedofili tra il 1996 e il 2009 con 40 vittime accertate e sui loro insabbiamenti, chiamando in causa il vescovo John Magee, ex segretario di tre Papi.
Ed è proprio la lettera ai cattolici d’Irlanda di Ratzinger che Bergoglio richiama, quando, all’epoca dello scandalo, chiese una conversione dei colpevoli: “Il mio predecessore, Papa Benedetto, non risparmiò parole per riconoscere la gravità della situazione e domandare che fossero prese misure ‘veramente evangeliche, giuste ed efficacì in risposta a questo tradimento di fiducia’. Il suo intervento franco e deciso continua a servire da incentivo agli sforzi delle autorità ecclesiali per rimediare agli errori passati e adottare norme stringenti volte ad assicurare che non accadano di nuovo”.