I sindacati “condividano” lo sforzo del governo sulle pensioni, “perché si sono raggiunti dei risultati e non riconoscerlo sarebbe un errore”. A poche ore da quello che dovrebbe essere l’incontro decisivo del tavolo sulle pensioni, nato sulla discussione sull’automatismo dell’innalzamento dell’età a 67 anni dal 2019, il premier Paolo Gentiloni lancia un appello alle sigle sindacali.
Ma le speranze che venga accolto da tutti sono poche: la Cgil conferma di essere pronta alla mobilitazione “se non ci saranno cambiamenti nella proposta del governo” sulle pensioni, mentre Cisl frena e Uil prova a mediare: “Domani cercheremo ulteriori passi avanti”. “L’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettative di vita non può che essere confermato”, ha ribadito stamattina Gentiloni da Vercelli spiegando che questo principio va applicato “adottando, se possibile, delle misure di accompagnamento, di attenuazione, compatibilmente con le nostre risorse”.
Il governo si è impegnato ad esentare dallo scatto dell’età pensionabile 15 categorie di lavoratori, lo scorso sabato ha aggiunto l’estensione delle esenzioni delle categorie gravose anche alle pensioni di anzianità e non solo di vecchiaia e l’istituzione attraverso una norma di un fondo con potenziali risparmi di spesa per consentire la proroga e la messa in regime dell’ape sociale.
Di margini di manovra ce ne sono pochi, pochissimi. In legge di Bilancio, dove l’eventuale accordo sulle pensioni dovrebbe essere recepito, difficilmente il governo riuscirà a recuperare più dei 300 milioni già messi sul piatto. Tanto più che c’è il fiato sul collo di Bruxelles, che mercoledì dovrebbe inviare una nuova lettera sui conti italiani. E il giudizio è già in bilico. Dunque è difficile che martedì arrivi più di qualche aggiustamento, e la Cgil ha già detto non basterà.
La strada che appare più probabile in questo scenario è quella di un’intesa – non formale per non certificare la spaccatura sindacale – tra esecutivo, Cisl e Uil, che si tramuti in un emendamento alla legge di Bilancio da presentare in commissione al Senato, dove domani alle 15 inizia il voto delle proposte di modifica al testo. “Ai tavoli bisogna sedersi con molta serietà, prendendoli sul serio e provando a fare sempre e comunque la propria parte che è quella di cercare di avere risposte o di migliorare alcune cose – ha detto Susanna Camusso a Radio Inblu – Il nostro atteggiamento è positivo ma non sono ottimista”.
E insiste: “Se c’è una cosa che tutti sappiamo è che il sistema previdenziale ha bisogno di regole certe”. Invece, ha ribadito a Radio Articolo1, “Il confronto durante l’anno è stato faticosissimo, sono emerse alcune proposte che sono poi scomparse nel nulla. Il presidente del Consiglio è intervenuto inventando un’altra fase emergenziale. Donne e giovani sono scomparse, la regolarità del sistema pure: una delle nostre preoccupazioni è che non ce la facciamo a cambiare questo sistema”.
Annamaria Furlan della Cisl invece punta a “portare a casa un risultato importante” e cioè “smontare l’assunto della riforma pensionistica del governo Monti, la legge Fornero, che non tutti i lavori sono uguali. Io credo che il ruolo sociale dei sindacati confederali sia innanzitutto quello di aprire i negoziati e di portare risultati a casa ed oggi è il momento di prenderli”.
In mezzo sta la Uil, con Carmelo Barbagallo che fiducioso spiega che “andremo all’incontro di domani con lo stesso spirito con cui abbiamo chiesto questo nuovo appuntamento: ottenere qualche risultato ulteriore rispetto a quanto già conseguito”. E sottolinea: “Quello sulle pensioni, per la Uil, resta comunque un capitolo aperto, un percorso iniziato con la prima fase, in corso sulla seconda fase e in preparazione per la terza – spiega Barbagallo – Modificare radicalmente la Fornero richiede tempo e un lavoro continuo che dovrà proseguire anche dopo che saranno conclusi gli attuali incontri alla Presidenza del Consiglio”