Revocare la misura degli arresti domiciliari per permettere alla donna di Prato, indagata per violenza sessuale per induzione su un minorenne da cui ha avuto anche un figlio, di intraprendere un percorso di cura presso uno psichiatra. È la richiesta avanzata oggi dai difensori della donna al tribunale del riesame di Firenze. I due legali, gli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, al termine dell’udienza, durata oltre due ore, hanno spiegato che “la nostra assistita ha iniziato un percorso da un esperto che la deve affiancare, uno psichiatra” e “inoltre ha necessità di seguire il figlio più piccolo che ha pochi mesi, in modo completo, non solo in casa ma anche all’esterno”. La donna dal 27 marzo scorso è agli arresti domiciliari, disposti dal gip di Prato, Alessandra Scarlatti, per il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.
L’indagine era stata avviata l’8 marzo scorso in seguito alla denuncia presentata dai genitori del ragazzo, oggi 15enne, a cui la donna aveva dato in passato ripetizioni private. Secondo l’accusa, tra i due ci sarebbero stati rapporti sessuali quando ancora il minore non aveva compiuto 14 anni. Circostanza che l’indagata ha sempre respinto spiegando, sia ai pm che successivamente al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia, che i rapporti sessuali erano iniziati quando il ragazzo aveva già compiuto 14 anni. La versione dei fatti del minore sarà acquisita in incidente probatorio il prossimo 15 aprile. Anche il marito della donna è indagato dalla procura di Prato per l’ipotesi di reato di alterazione di stato civile perché, secondo l’accusa, avrebbe riconosciuto il neonato pur sapendo che il padre era il 15enne.
Ai giudici del riesame, che si sono riservati la decisione, i difensori della donna hanno consegnato una lista già pronta di appuntamenti da uno specialista. L’indagata è stata presente all’udienza e, da quanto si apprende, ha fatto una dichiarazione spontanea ai giudici per ribadire la sua buona fede. Inoltre, a proposito del rischio d’inquinamento delle prove, i legali della donna hanno spiegato che la loro assistita “non ha più avuto e non ha più cercato contatti con il ragazzo da quando ha avuto contezza del procedimento in corso”. I pm della procura di Prato, Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, hanno dato parere negativo alla revoca della misura, che potrebbe comunque essere trasformata in un provvedimento che coniughi le esigenze di cura manifestate dalla donna e la garanzia della parte offesa.