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Processo su desaparecidos: martedì la sentenza a Roma

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Manca ormai poco alla sentenza del processo che si celebra a Roma contro diversi militari di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay, imputati per la scomparsa di cittadini italiani durante la cosiddetta Operación Cóndor, il piano repressivo attuato dai regimi sudamericani in coordinamento con gli Stati Uniti e messo in atto tra gli anni Settanta e Ottanta. Dopo nove anni di indagini e udienze in tribunale, la sentenza è attesa per martedì, giorno in cui dovrebbe essere a Roma per l’occasione anche il vice presidente dell’Uruguay Raúl Sendic.

A dicembre sono state ascoltate in aula le argomentazioni degli avvocati difensori e la corte presieduta dalla giudice Evelina Canale ha fissato l’ultima udienza proprio per il 17 gennaio, martedì. Il processo di primo grado si è aperto il 12 febbraio 2015, dopo una lunga indagine guidata dal procuratore Giancarlo Capaldo. Nella lista degli accusati presentata in un primo momento dal pm figuravano quasi 140 individui, di Argentina, Uruguay, Perù, Cile, Brasile, Paraguay e Bolivia. Ma, dopo la morte di alcuni e le difficoltà burocratiche, la lista si è ridotta a 33 nomi, calati ulteriormente a 28 nel corso del processo, a causa di cinque decessi.

Lo scorso 14 ottobre, la procuratrice Tiziana Cugini ha chiesto il carcere per 27 degli imputati. Ecco l’elenco. Si tratta di due boliviani: l’ex presidente Luis García Meza Tejada e il suo ministro dell’Interno, Luis Arce Gómez, responsabili del colpo di Stato del 1980. Sette cileni: i militari Pedro Octavio Espinoza Bravo, Daniel Aguirre Mora, Carlos Luco Astroza, Orlando Moreno Vßsquez, Hernßn Jerónimo Ramírez, Rafael Ahumada Valderrama e Manuel Abraham Vßsquez Chauan. Quattro peruviani: Martín Martínez Garay, Francisco Morales Bermúdez Cerruti, Pedro Richter Prada e Germßn Ruiz Figeroa. E 14 uruguayani: José Ricardo Arab Fernßndez, Juan Carlos Blanco, ‘Nino’ Gavazzo Pereira e Juan Carlos Larcebeay Aguirregaray, Pedro Antonio Mato Narbondo e Luis Alfredo Maurente Mata, Ricardo José Medina Blanco, Ernesto Avelino Ramas Pereira, José Sande Lima, Jorge Alberto Silveira Quesada, Gilberto Vßzquez Bissio e Ernesto Soca, detto ‘Dracula’. Quindi Jorge Néstor Troccoli Fernßndez, l’unico degli imputati che si è presentato in giudizio e che risiede in Italia, e il tenente generale Gregorio Álvarez, presidente e dittatore dell’Uruguay tra il 1981 e il 1985, morto però il 28 dicembre scorso, mentre stava già scontando una condanna per reati legati alla repressione durante il suo regime. Cugini ha chiesto invece l’assoluzione del pilota uruguayano Ricardo Eliseo Chßvez Domínguez, “per non aver commesso il fatto”.

Nel corso del processo sono state ascoltate le testimonianze di alcuni sopravvissuti, così come dei famigliari di diversi desaparecidos, tra cui gli italo-uruguayani Bernardo Arnone, Daniel Banfi ed Héctor Giordano, dell’italo-cileno Omar Venturelli e dell’italo-argentino Lorenzo Viñas. Si è parlato di torture, omicidi e anche della pratica di sottrazione dei figli alle prigioniere incinte.

L’Operación Cóndor fu un piano ideato dal governo Usa, in connivenza tra gli altri con il dittatore cileno Augusto Pinochet, che organizzò la repressione politica in diverse dittature dell’America Latina tra gli anni Settanta e Ottanta. Un dossier della Cia, su cui si basano le accuse del procuratore Giancarlo Capaldo, precisa che il Perù e l’Ecuador adottarono il piano alla fine degli anni Ottanta.

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