Sempre più acceso lo scontro fra Regioni del centrodestra e Governo. Francesco Boccia chiede unità, ma le tensioni tra Roma e governatori sulla fase due restano. Il rischio è che si arrivi a una ‘guerriglia normativa’: il Dpcm che entrerà in vigore il prossimo 4 maggio da una parte, le diverse ordinanze regionali dall’altra. Il ministro per gli Affari regionali vuole evitare il peggio e, riunendo in videoconferenza i Governatori, prova a ‘fare squadra’.
“Diamoci un metodo, puntiamo alla massima collaborazione in modo da avere ordinanze regionali coerenti con il Dpcm”, esordisce Boccia. Il problema maggiore, viene spiegato, riguarda le norme locali che predispongono maggiori allentamenti. Nel caso di contraddizioni, il Governo manderà una lettera indicando le parti non coerenti con il Dpcm invitando i presidenti di Regione chiamati in caudsa a togliere le parti incriminate. Se questo non dovesse avvenire, partirà una lettera di diffida. Come “ultima ipotesi” il Governo valuterà l’impugnativa al Tar o all Corte Costituzionale. Il ministro per gli Affari regionali avrebbe consultato una serie di giuristi sulla questione e avrebbe avuto parere positivo all’eventuale impugnativa. Sia lui che Giuseppe Conte, però, non avrebbero “alcuna intenzione” di arrivare a tanto. “Una cosa del genere – è la linea – non sarebbe capita e non sarebbe corretta, in questa fase così delicata, a livello di rapporti tra le istituzioni”.
I Governatori del centrodestra, comunque, non intendono cedere alla propria autonomia. Duri sono gli interventi in replica alla parole di Boccia. Partono all’attacco i presidenti leghisti Massimiliano Fedriga e Luca Zaia e il presidente della provincia autonoma di Bolzano Kompatscher: “Vi sta sfuggendo di mano la situazione, si rischia la rivolta”, avvertono. La linea è poi condivisa in una lettera sottoscritta dai presidenti delle Regioni governate dal centrodestra (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto) e dal presidente della Provincia di Trento e inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al ministro Francesco Boccia e ai presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Dopo aver “responsabilmente accettato” l’accentramento dei poteri normativi nella fase 1, chiedono adesso più autonomia: “E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione”, scrivono puntando a una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli “equilibri democratici” previsti dalla Costituzione. In particolare la richiesta di maggiore “flessibilità” riguarda l’opportunità di far ripartire le attività economiche non in base ai codici Ateco come previsto dal Dpcm del Governo, ma tenendo conto delle reali possibilità delle aziende di garantire il rispetto delle misure di sanità pubblica predisposte per evitare il diffondersi del virus.
Il Governo continua a predicare cautela. “E’ molto importante dare un segnale di unità. Se non siamo uniti noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Servono unità, serietà e responsabilità”, insiste Boccia che però apre alla possibilità di apertura differenziate sul territorio nazionale a partire dal 18 maggio. Tutto, spiega il ministro per gli Affari regionali, dipenderà dal numero dei contagi e dalla tenuta della sanità territoriale. “Se l’R0 rimane sotto l’uno si potrà procedere, altrimenti no”, il ragionamento fatto. Importanti sarà poi la presenza sul territorio dei Covid Hospital e delle strutture per la quatantena dei positivi fuori dal proprio domicilio.
In attesa della pubblicazione di alcuni chiarimenti sul Dpcm attraverso le faq sul sito di palazzo Chigi, continua il dibattito su congiunti e affetti stabili. “Anche un’amicizia è un affetto stabile, a volte chi si sposta da una città all’altra stabilisce degli affetti con degli amici che sono spesso migliori di quelli con alcuni familiari, diciamoci la verità”, dice Pierpaolo Sileri, vice ministro della Salute. “Va dato adeguato riconoscimento a tutte le relazioni affettive significative della persona, indipendentemente dalla loro natura e stabilità”, insistono i senatori Pd Monica Cirinna ed il capogruppo Andrea Marcucci.