Il Partito democratico attacca il governo sul caso Diciotti, criticando entrambi i vicepremier che rappresentano le due forze che compongono l’esecutivo. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a parere dell’ex premier Paolo Gentiloni, “ha fatto marcia indietro, ma la vergogna della Diciotti lascerà il segno”. Gentiloni spiega che i migranti a bordo della Guardia Costiera sono scesi a terra e hanno raggiunto l’hotspot di Messina, “come avvenuto in tante analoghe operazioni di salvataggio”. Per l’ex presidente del Consiglio, “la situazione degli sbarchi da circa un anno è sotto controllo, viene drammatizzata a tavolino: serve un nemico, possibilmente straniero”.
Intervenendo su Facebook, Gentiloni sostiene che il governo si sia piegato “alla scelte di un singolo ministro”, quel Salvini considerato premier ‘de facto’. Come danno collaterale, “l’Italia a furia di macce è rimasta sola in Europa”. E questo è avvenuto, secondo l’esponente dem, a prescindere dalla riunione europea di venerdì scorso, che doveva discute dell’emergenza arrivi in Spagna ma “è stata presentata come un vertice sulla Diciotti”. Quanto alle minacce di bloccare il bilancio europeo, Gentiloni – che è stato anche ministro degli Esteri – ricorda che “la discussione, appena iniziata, andrà avanti fino al 2020”.
Matteo Renzi, da parte sua, attacca l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. In particolare, Renzi ricorda che in un frangente all’apparenza simile (un altro ministro dell’Interno, Angelino Alfano, era indagato) Di Maio scriveva che “le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice indagato”, lanciando poi un appello ad Alfano: “Si dimetta in 5 minuti”. “Non chiediamo a Di Maio di far dimettere Salvini ‘in 5 minuti’ – attacca Renzi su Twitter -. Noi diciamo solo a Di Maio che la sua doppia morale è una vergogna civile. E che manganellare via web gli avversari quando fa comodo non è politica, ma barbarie. Parlavano di onestà, dovrebbero scoprire la civiltà”.
L’attuale segretario dem, Maurizio Martina, attacca il vicepremier pentastellato accusandolo di “servilismo” nei confronti del suo collega leghista. “Ha perso qualsiasi coerenza, pur di difendere il potere per il potere”, sentenzia Martina. Insomma, se mai fossero state vere, ora sembrano lontane molti anni-luce quelle voci che davano lo stesso Di Maio come possibile invitato “esterno” alla Festa dell’Unità nazionale che si sta svolgendo a Ravenna. Domenica sera l’ospite “non dem” è Giovanni Toti, presidente della regione Liguria e commissario straordinario per l’emergenza dovuta al crollo del ponte Morandi a Genova.