Regge l’accordo sulle riforme. A meno di 24 ore dall’ok definitivo al disegno di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari, i capigruppo di maggioranza firmano un documento di impegni che serve a mettere nero su bianco le garanzie richieste al M5S dagli alleati di Governo. Mentre nell’aula semivuota di Montecitorio va in scena la discussione generale sul provvedimento, i contatti tra i partiti vanno avanti. A sera si trova la quadra, con tanto di foto ricordo scattata nella sala Aldo Moro del palazzo dei Gruppi, a testimoniare il (primo) traguardo raggiunto.
L’intesa si compone di quattro punti. Innanzitutto ad essere evidenziati sono gli “aspetti problematici” creati dal ddl Fraccaro, in merito “alla rappresentanza sia delle forze politiche sia delle diverse comunità territoriali”. Di qui l’impegno della maggioranza a presentare “entro il mese di dicembre” una proposta di riforma della legge elettorale “al fine di garantire più efficacemente il pluralismo politico e territoriale, la parità di genere e il rigoroso rispetto dei principi della giurisprudenza della Corte costituzionale in materia elettorale e di tutela delle minoranze linguistiche”.
Ok raggiunto poi anche sulla necessità di inserire, nel corso dell’esame della proposta costituzionale del voto ai 18enni in Senato, nel mese di ottobre, l’equiparazione dei requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato. Un nuovo testo costituzionale dovrebbe invece contenere la modifica del principio della base regionale per l’elezione del Senato e un meccanismo di riequilibrio del peso dei delegati regionali che integrano il Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica. Parallelamente, i capigruppo di M5S, Pd, Iv e Leu si impegnano sulla necessità di riformare, “celermente” i regolamenti di Camera e Senato, e di avviare “entro dicembre” un percorso che coinvolga “tutte le forze politiche di maggioranza, aperto al contributo dei costituzionalisti e della società civile”, che mira “a definire possibili interventi costituzionali, tra cui quelli relativi alla struttura del rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo e alla valorizzazione delle Camere e delle Regioni per un’attuazione ordinata e tempestiva dell’autonomia differenziata”.
Soddisfatto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, ottimista anche sui numeri di domani per l’ok alla riduzione del numero degli eletti: “Ci sarà una larga maggioranza. Mi aspetto che anche le opposizioni votino la riforma – dice sicuro – sarebbe un grande errore non presentarsi in Aula o addirittura votare contro, due gruppi su tre hanno votato la riforme nelle tre precedenti letture”. Il centrodestra, in realtà, domani dovrebbe votare in modo compatto il ddl, anche se non si escludono assenti e franchi tiratori. Anche Pd, Iv e Leu confermano il loro sì. “È un ottimo accordo, segno di una maggioranza che vuole costruire sintesi. Noi avevamo molte perplessità e avremmo preferito che fosse messo in discussione il bicameralismo, ma avevamo chiesto garanzie e ci sono tutte”, dice sicuro il presidente dei deputati Pd Graziano Delrio. E pure Maria Elena Boschi confida nel sì “compatto” di Italia viva. “È una riforma che presa singolarmente non migliorerà il funzionamento delle Camere. Inciderà solo un minimo sui costi, ma rispettiamo gli impegni – assicura – Almeno l’accordo serve a contenere i possibili rischi in termini di rappresentatività”.
La maggioranza, quindi, dovrebbe superare il primo test sulle riforme. Al di là degli impegni e delle foto ricordo, in ogni caso, la legge elettorale è ancora tutta da scrivere. Zingaretti è fiducioso: “Noi abbiamo bisogno di una buona legge elettorale perche con questo maggioratorio la stabilità non è garantita. In questo spirito di collaborazione finalmente faremo anche questo”, azzarda. E se la riscrittura dei collegi elettorali che il taglio del numero dei parlamentari rende necessaria assicura al Governo di arrivare certamente a mangiare il panettone, potrebbe essere la discussione sulla riforma del Rosatellum, sotto Natale, a renderlo indigesto.