Sono oltre 1.800 in Libia le famiglie sfollate a causa dei combattimenti che dal 27 agosto vedono contrapposte milizie rivali vicino Tripoli. A riferirlo il governo libico di unità nazionale (Gna) riconosciuto dalla comunità internazionale. Dopo una pausa di qualche ora, i combattimenti sono ricominciati martedì a fine mattinata a sud della capitale libica, poco prima dell’inizio dell’attesa riunione sotto l’egida Onu alla quale sono state invitate “tutte le parti interessate”. I colloqui saranno chiusi alla stampa, ha precisato una portavoce della missione Onu in Libia (Manul), Sausan Ghosheh. Il compito della missione Onu in Libia si prevede arduo visto il numero delle parti coinvolte nei combattimenti, che secondo un ultimo bilancio ufficiale diffuso lunedì sera hanno provocato almeno 50 morti e 138 feriti.
I combattimenti hanno costretto a spostarsi precisamente 1.825 famiglie, che si sono rifugiate in città vicine o in quartieri più sicuri nella capitale libica stessa, secondo i dati forniti dal ministero degli Affari degli sfollati che dipende dal Gna. Un terzo delle famiglie rimaste bloccate nei combattimenti hanno rifiutato di lasciare le loro case per paura di saccheggi e furti. Gran parte delle famiglie rimaste sul posto hanno bisogno urgente di cibo e acqua, avverte un documento diffuso dal ministero, che riferisce di attacchi contro soccorritori e del “furto” di ambulanze, senza precisare chi siano gli autori di queste aggressioni. Il rapporto spiega che c’è da attendersi una nuova ondata di sfollati se i combattimenti si avvicineranno al centro della capitale.
Nei combattimenti si fronteggiano gruppi armati venuti da Tarhouna e Misurata, nell’ovest, e gruppi di Tripoli teoricamente sotto l’autorità del Gna. Da quando l’esecutivo è entrato in servizio a marzo del 2016, la sicurezza sua e quella di Tripoli dipendono da milizie. Dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, Tripoli è sotto il controllo di milizie in cerca di denaro e potere, impegnate in una lotta feroce per il dominio della capitale.