Folla commossa alla camera ardente di Stefano Rodotà allestita a Palazzo Montecitorio. Presenti, tra gli altri, il premier, Paolo Gentiloni, Laura Boldrini e Giorgio Napolitano. Nella sala quattro grandi corone di fiori, da parte del Senato, della Camera, della Presidenza del Consiglio e della Presidenza della Repubblica.
“Ha vissuto una vita dedicata alla libertà e anche a dare il buon esempio a tantissimi giovani che hanno lavorato con lui – ha detto Gentiloni ai cronisti uscendo -. Merita il ricordo di tutto il Paese”.
L’ex presidente della Repubblica, arrivato con la moglie Clio, è rimasto nella camera ardente per diverso tempo, anche lui consegnando ai giornalisti qualche parola di ricordo: “Era una bella amicizia. Le nostre posizioni si erano allontanate da tempo, e poi c’è stato il confronto duro sul referendum per la riforma costituzionale. Siamo entrambi di comune accordo sfuggiti a qualsiasi sollecitazione per un incontro diretto tra di noi che rischiava di diventare uno scontro. Bisogna saper preservare le amicizie”. “La sua funzione di garante della privacy è rimasta una delle prove più belle della sua vita e che faceva parte del suo universo, quello dei diritti civili”.
“Lascia una grande eredità: ha insegnato molto, è stato un uomo delle istituzioni, sempre mettendo i diritti al centro”, ha dichiarato Boldrini. “Ho avuto il privilegio di lavorare con lui per la commissione Internet della Camera. E’ veramente un grande dolore, è una perdita che non ci aspettavamo, ci saremmo visti martedì prossimo per lavorare con la commissione”.
“E’ stata una delle presenze più belle e luminose del secolo. Riusciva a incarnare una quantità di talenti unici, è stata forse la persona che più si è avvicinata al mio ideale di passione per la cultura. E’ legato al mio primo voto a diciotto anni”, ha detto l’attore Fabrizio Gifuni, anche lui alla camera ardente.