Per la prima volta dal 24 febbraio scorso e dall’attacco militare sferrato dalla Russia contro l’Ucraina si intravede un timido spiraglio nelle trattative. Il round di negoziati oggi a Istanbul ha dato vita a ‘colloqui costruttivi‘ secondo quanto affermato dalla stessa delegazione russa per bocca del suo capo Vladimir Medinsky: “A condizione di un rapido lavoro sul trattato e di trovare un compromesso, la possibilità di fare la pace si avvicinerà”. I colloqui non continueranno domani come inizialmente ipotizzato, le carte messe sul tavolo oggi vengono ora portate al vaglio del Presidente Putin.
La Russia ha ricevuto “proposte scritte” dall’Ucraina che “confermano il suo desiderio di uno status neutrale e libero dal nucleare” ha detto Medinsky al termine del round negoziale ospitato dalla Turchia. La proposte includerebbe “il rifiuto della produzione e del dispiegamento di tutti i tipi di armi di distruzione di massa”. Kiev ha presentato proposte che includono il “divieto di presenza di basi militari straniere e truppe straniere sul territorio” secondo quanto riporta l’Agenzia russa Tass.
Quelli che trapelano e vengono comunicati dalle stesse parti sembrano essere insomma concreti passi avanti verso le reciproche istanze. Mosca da parte sua “non si oppone al desiderio dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea“, la delegazione di Kiev riferisce dal canto suo come l’Ucraina sarebbe disposta a diventare neutrale se in cambio naturalmente ricevesse opportune garanzie di sicurezza. In modo particolare la proposta avanzata dall’Ucraina prevede che in caso di attacco Kiev abbia il diritto di convocare un vertice di emergenza dei Paesi garanti della sicurezza entro tre giorni. Se il vertice non sarà risolutivo i Paesi garanti dovrebbero fornire armi e assistenza all’Ucraina.
“Chi vediamo tra i garanti? I paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e anche Turchia, Germania, Canada, Italia, Polonia e Israele”, ha detto David Arakhamia, membro della delegazione Ucraina e leader del partite presidenziale ucraino ‘Servo del Popolo’, in conferenza stampa, sottolineando però che si tratta di un elenco indicativo. “Il trattato”, ha precisato, “dovrebbe essere aperto ai Paesi che esprimeranno il desiderio di aderirvi”. Arakhamia ha spiegato come siano in corso negoziati con i paesi potenziali garanti della sicurezza dell’Ucraina, e che alcuni di questi “hanno già dato un’approvazione preliminare. Le garanzie di sicurezza internazionale temporaneamente non funzioneranno in Crimea e nel territorio delle autoproclamate repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk”, ha precisato ancora il negoziatore, evidenziando un compromesso su uno dei punti più delicati della trattativa. L’Ucraina potrà “firmare un accordo internazionale sulle garanzie di sicurezza solo dopo un referendum nazionale sul tema” ha poi stressato il capo negoziatore di Kiev Mykhailo Podolyak. Prima “ci sarà un referendum in cui tutti i cittadini esprimeranno la loro posizione sul trattato e su come dovrebbe funzionare. Poi seguirà la ratifica da parte dei parlamenti dei Paesi garanti (della sicurezza) e del Parlamento dell’Ucraina“.
Secondo la delegazione ucraina esisterebbe ormai materiale sufficiente per una prima bozza di accordo e per consentire al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di incontrare il presidente russo Volodymyr Putin