Non è bastata la vittoria, parziale, sul salva Roma a Matteo Salvini. Dopo essere riuscito a stralciare i commi 2,3,4,5,6 della norma sul debito della Capitale e a rimandarli al Parlamento, il leader della Lega continua la sua crociata contro la sindaca Virginia Raggi. “Tutta la Lega è al lavoro per aiutare concretamente i cittadini romani che non hanno bisogno di regali ma di una amministrazione cittadina concreta ed efficiente. Ci sono centinaia di Comuni italiani in difficoltà, da Nord a Sud, e da prima forza politica del Paese è nostro dovere aiutarli ed ascoltarli tutti”.
La stilettata all’amministratrice pentastellata non resta isolata: “Nessuna polemica con i cittadini di Roma, che hanno tutto il mi sostegno e meritano una città più ordinata ed efficiente. Nel decreto sicurezza – continua Salvini – sono stati stanziati 10 milioni per Roma, 724mila euro per scuole sicure, sono arrivati da ottobre 136 poliziotti in più. Ognuno deve fare il suo lavoro, abbiamo investito a Roma come in altre città”. Raggi, critica, ribatte: “Salvini ha perso un’occasione. Ma sono sicura che ci penserà il Parlamento”.
Le affermazioni del ministro dell’Interno mettono altra benzina sul fuoco della già tesissima situazione con l’alleato di governo. I pentastellati non arretrano sulla richiesta di dimissioni di Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione. “Se la Lega non c’entra niente con queste accuse rivolte a Siri, che al di là dei rilievi penali hanno dei problemi politici, dimostri la propria estraneità a questi fatti presunti allontanando Siri da Governo. Altrimenti comincio a preoccuparmi nel vedere la Lega e Salvini difenderlo a spada tratta”, ha puntualizzato Luigi Di Maio, dopo che il M5s in una nota ha paragonato l’atteggiamento del Carroccio con quello del Pd: “Sembra di rivivere il film di Renzi con la Boschi”.
Ma l’ira di Salvini è tutta per Beppe Grillo: “Il mio nome non può essere accostato in alcun modo alla mafia, si sciacqui la bocca chi parla di Lega in relazione alla mafia”, tuona il numero uno del Carroccio, riferendosi a una lettera aperta al Fatto Quotidiano intitolata “Il ministro dell’Interno a sua insaputa” in cui il comico genovese lo accusa: “Uno che diventa ministro dell’Interno in Italia – regno della criminalità organizzata – ma parla solo di immigrati, ovviamente ha paura delle vere sfide che il ruolo gli porta a competenza. In questo particolare aspetto ha dalla sua quasi tutto il popolo italiano, abituato a fingere di non sapere che Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta esistono anche se il ministro dell’Interno non ne parla”.