Prima Pontida. Poi i gazebo in tutta Italia. Infine la piazza della Capitale. Ad ogni tappa verrà denunciato lo “scippo” subito per opera di Pd e M5S. E migliaia di persone protesteranno con lui. È questo il piano di Matteo Salvini, che non nasconde di aver passato qualche tempo a covare rabbia: tutto gli sembrava a portata di mano, Palazzo Chigi ad un soffio, le elezioni lo avrebbero portato lì. Ora deve lasciare il Viminale, stare all’opposizione. E’ politicamente finito, infierisce Matteo Renzi, grande regista dell’operazione che sta facendo nascere l’esecutivo giallo-rosso. Ma Salvini rilancia, snocciola il calendario del Carroccio di lotta: il 15 settembre si tornerà ai vecchi riti di Pontida, il weekend successivo la Lega scenderà in piazza in tutta Italia, con i gazebo che raccoglieranno gli umori dei militanti. E il 19 ottobre, una settimana prima del voto in Umbria, una grande manifestazione a Roma. Nella testa del Capitano, questo percorso segnerà l’inizio di una cavalcata trionfale, che gli permetterà di conquistare sempre più Regioni e Comuni. Aspettando la riscossa anche a livello nazionale. L’esecutivo Conte II, a suo parere, “è in minoranza non soltanto nel Paese, ma soprattutto nelle teste di chi lo fa”. Salvini ha provato di tutto per fermarlo, anche offrendo a Di Maio di andare a Palazzo Chigi in un nuovo esecutivo giallo-verde. “Gli abbiamo detto che aveva una scelta per non morire renziano”, ha ammesso in un’intervista al Corriere della Sera. Ma le strade ormai si sono ormai divise. E così il ministro dell’Interno uscente prepara gli scatoloni raccogliendo i tanti cimeli del suo ufficio al Viminale, saluta i dipendenti (“alcuni di loro erano in lacrime”, sostiene), e punta il dito contro avversari vecchi e nuovi. In cima alla lista nera c’è ovviamente Matteo Renzi e il Pd. Per i 5Stelle l’obiettivo non è Di Maio, ma il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che ha proposto di mettere ai ministeri tecnici preparati “come un Monti qualunque”, tuona Salvini, che poi sbeffeggia il comico: “Beppe, sei passato dalla Rivoluzione al governo degli illuminati, al governo Monti-Fornero”. Da quella che sarà probabilmente l’ultima diretta Facebook dal tetto del Viminale, poi, affonda la lama contro il premier Giuseppe Conte, bollandolo come un esponente dem perché “ha ammesso candidamente di aver votato per loro”. Adesso guiderà l’esecutivo giallo-rosso, che sarebbe stato disegnato “fuori dai confini nazionali”, come proverebbero i tanti segnali positivi che arrivano da Bruxelles, Parigi e Berlino. L’unica consolazione? Una lettera arrivatagli dal premier ungherese Viktor Orban, che assicura: “Indipendentemente dai futuri sviluppi della politica interna italiana, noi la consideriamo come un compagno di battaglia della nostra lotta, per fermare l’immigrazione e per preservare il patrimonio cristiano europeo”
Salvini chiama la piazza, Renzi gli risponde: “Sei politicamente finito”
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