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Salvini: “Non cambieremo nome alla Lega”. E assicura: “Sfioreremo il vincolo del 3%”

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“Il nome Lega non si tocca”. É tranchant Matteo Salvini che dalla Festa della Lega di Alzano Lombardo (Bergamo) spazza via tutti i dubbi su un possibile cambio di nome del Carroccio. Soluzione che potrebbe evitare il maxi sequestro di 49 milioni di euro se il Tribunale del Riesame di Genova il 5 settembre dovesse decidere di bloccare i fondi della Lega.

La Lega c’é e ci sarà, con i soldi o senza, con condanne o senza. Perchè la Lega è il popolo e il popolo non lo ferma nessuno. Preferisco avere cervello pieno e le tasche vuote e non come il Pd che ha le tasche pieno e il cervello vuoto”, attacca il vicepremier. E ancora: “Noi non facciamo politica in base ai soldi e alle sentenze di questo o di quel magistrato. Abbiamo un programma di governo e quello rispettiamo. A tasche piene o a tasche vuote, colpevoli o innocenti”.

Durissimo, poi, il messaggio indirizzato ai giudici da parte del ministro dell’Interno, che torna sul caso Diciotti. “Dico con immenso affetto al Procuratore di Agrigento che se arriverà un’altra nave in un porto italiano farò esattamente quello che che ho fatto quest’estate, ne più ne meno”, assicura. E a Bruxelles e al ministro dell’Economia Tria, Salvini assicura che “il vincolo del 3% lo sfioreremo dolcemente, senza superarlo”.

In tema di concessioni, tra cui quelel di Autostrade, invece non lascia spazio a dubbi: “Sono da rivedere tutte – dice – una per una”. Posizioni chiare, dopo che per tutto il giorno si erano rincorse le voci su un possibile cambio di nome da parte del Carroccio, proprio per evitare il maxi sequestro di 49 milioni di euro che pende come una spada di Damocle su via Bellerio. Una via di fuga che, come ha confermato anche il procuratore di Genova Francesco Cozzi, dal punto di vista giuridico potrebbe tenere. Per Cozzi, infatti, “se viene creato un nuovo partito non potremmo aggredire i versamenti futuri”.

Le preoccupazioni, però, per le camicie verdi non finiscono qui. Il nome di Salvini è sttao iscritto nel registro degli indagati per cinque ipotesi di reato in relazione alla vicenda della Diciotti e del mancato via libera allo sbarco dei migranti ospitati a bordo della nave della guardia costiera. Una vicenda che rischia di pesare sugli equilibri con il Movimento Cinque Stelle all’interno del governo. E se a scricchiolare è il governo, ecco che si fa avanti il vecchio alleato della Lega. Forza Italia tende la mano e cerca di tentare Salvini a ricompattare la coalizione di centrodestra.

Ogni occasione è buona per decretare la imminente fine dell’alleanza “innaturale”, vale a dire quella con i Cinquestelle. Non è un mistero che tra gli azzurri si stia valutando l’ipotesi di ritorno anticipato alle urne, questione che agita le acque e che vede su sponde opposte Antonio Tajani e Giovanni Toti. Non solo. Se la Lega dovesse cambiare nome, si proporrebbe con prepotenza il problema del partito unico di centrodestra a trazione leghista, soluzione che i fedelissimi di Silvio Berlusconi non vedono di buon occhio. Intanto Giorgia Meloni si porta avanti con i lavori e cerca seguaci: “Fratelli d’Italia – sottolinea – lavora perché il centrodestra venga rappresentato, ma la Lega chiarisca se vuole continuare a stare in questo campo”. All’orizzonte, anche la leader di Fdi, vede le urne. 

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