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Scala di Milano, trionfo per ‘Boris Godunov’

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Un applauso di 13 minuti, un vero trionfo, ha accolto il ‘Boris Godunov’, opera che inaugura la stagione della Scala in una Milano che, dopo i terribili anni della pandemia, stasera, addobbata a festa in vista del Natale e con la grande lirica che torna a illuminare tutta la città, sembra tornare definitivamente alla normalità. Come lunghissimo, oltre quattro minuti, è stato l’applauso che ha salutato al suo arrivo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con tutto il pubblico in piedi e il grido ‘grazie, presidente’ che si è levato molte volte. Un appuntamento culturale tra i più importanti d’Italia che ha portato con sé però alcune polemiche, per la scelta di un’opera russa, di Modest Musorgskij, tratta da Puskin nel 1869, e con protagonista un basso russo, Ildar Abdrazakov.

Gli applausi per il cast di #BorisGodunov alla #PrimaScala! Ti è piaciuta l’opera? Facci sapere! | Curtain calls of our cast at the Premiere! Did you enjoy it? Let us know! @RaiCultura @RaiUno @RaiPlay pic.twitter.com/pSVFw0dIMF

— Teatro alla Scala (@teatroallascala) December 7, 2022

In più occasioni però il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, ha spiegato che la programmazione si fa con anni di anticipo, che questa scelta è stata fatta tre anni fa e che la macchina ormai, quando è iniziata la guerra in Ucraina, era troppo avanti per essere fermata.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Prima della Scala a Milano

Inoltre, la politica è altro dalla cultura, e la cultura di un popolo non può essere penalizzata o dimenticata per gli errori di un leader e l’opera, ambientata in Russia tra fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, stigmatizza la tirannia. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, entrando in teatro ha sottolineato: “Credo che l’arte vada sempre distinta dalla politica, altrimenti non dovremmo leggere Dostoevsky o Tolstoj, anche se l’Ucraina ha le sue ragioni storiche e io le ho sempre affermate, ho incontrato di recente il ministro della Cultura ucraino a Bruxelles per riaffermare la nostra solidarietà e la nostra vicinanza. Questa deve essere un’occasione soprattutto di cultura e la cultura significa crescita civile e morale delle persone. Il nostro futuro si migliora se noi miglioriamo la nostra cultura”. A chi gli ha chiesto se Putin finirà come lo zar del Boris Godunov, “Questa è una lettura, la tirannia è sempre una cosa che dobbiamo avversare”, ha risposto. Anche lo stesso Mattarella, a quanto appreso, durante l’incontro con Ursula von der Leyen, ha messo la parola fine su una polemica “che non condivido: la grande cultura russa è parte integrante della cultura europea. È un elemento che non si può cancellare. Mentre la responsabilità della guerra va attribuita al governo di quel Paese non certo al popolo russo o alla sua cultura”.

Così, nonostante l’inizio di giornata con alcuni ambientalisti che hanno tirato della vernice sulla facciata del teatro più importante d’Italia (“È una tragedia che questa gente non capisca che il mondo della cultura è a favore del verde, anche qui in teatro abbiamo un piano Green”, il commento di Meyer), alla fine la Prima della Scala è stata una grande festa, con un’opera ‘difficile’ ma che è stata apprezzata dal pubblico, nonostante il testo in russo, per la sua potenza lirica e la messa in scena spettacolare di Kasper Holten, in bilico tra tradizione e contemporaneità. E la festa si è estesa a tutta la città, con la ‘Prima diffusa’ in 35 maxi-schermi in tutti i quartieri, compreso l’atteso ritorno di quello all’ottagono, in Galleria Vittorio Emanuele, a pochi passi dall’evento più atteso della stagione lirica che per tutti i milanesi, tradizionalmente, è l’appuntamento mondano più importante dell’anno.

 

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