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Sgomberi Roma, salta l’accordo. Sabato il corteo in centro

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Dopo il caos di piazza Indipendenza, dove gli ex occupanti dello stabile di via Curtatone, a due passi dalla stazione Termini di Roma, sono stati sgomberati dai giardini che occupavano da giorni, i movimenti per la casa scendono in piazza. E si temono nuove tensioni.

La manifestazione era già stata convocata, ma dopo i fatti dell’altro giorno assume un’altra valenza. Ed è alta l’attenzione delle forze dell’ordine. “Sono arrivati dalla questura segnali di innalzamento delle misure di sicurezza per la manifestazione di domani”, spiega Margherita Grazioli del Movimento diritto all’abitare. “Ci hanno detto che verranno organizzati varchi d’accesso in piazza con agenti in tenuta antisommossa. Mi sembra chiaro che sia una provocazione”, prosegue, spiegando che sulla questione degli sgomberi “serve un tavolo interistituzionale. Se si procede con la politica degli sgomberi Roma diventerà una tendopoli a cielo aperto. E non è possibile affrontare un problema sociale con l’ordine pubblico. Domani la Roma che non accetta che accoglienza sia materia di ordine pubblico deve scendere in piazza per dire che nessuno deve mai più essere lasciato senza casa”.

Il corteo che prenderà il via da piazza dell’Esquilino si dipanerà lungo le strade del centro e i fori imperiali in direzione di piazza della Madonna di Loreto: oltre ai varchi, dovrebbe esserci anche il divieto di portare bevande in bottiglia. Nel frattempo la situazione della comunità eritrea di via Curtatone non è risolta. La scorsa notte i migranti si sono divisi tra Tiburtina, Torre Maura e l’ospitalità di amici e conoscenti. Stanotte, chissà. Il delegato alla Sicurezza di Roma Capitale, Marco Cardilli ha annunciato che “grazie a un accordo con la società che gestisce l’immobile” di via Curtatone “verranno messe a disposizione 6 unità abitative per accogliere circa 40 fragilità“.”Abbiamo agito all’insegna delle programmazione e con l’obiettivo di garantire supporto a tutti coloro ne avessero diritto, all’interno del perimetro delle nostre competenze come stabilito dal decreto Minniti”, spiega Cardilli.

Ma l’accordo millantato non arriva nemmeno a sera. Da Forano, in provincia di Rieti, dove i migranti dovevano essere ospitati, arriva un secco no: porte chiuse. “Siamo il paese con la più alta ospitalità della provincia di Rieti e di tutta l’Italia, abbiamo già da qualche tempo 40 richiedenti asilo su 3.168 residenti, non facciamo nessun problema razziale – spiega il sindaco Marco Cortella – Ma il Comune di Roma con inciviltà istituzionale non ha fatto nemmeno una telefonata al Comune di Forano, e il prefetto di Rieti non sapeva nulla. Ho parlato anche con lui che ha mandato comunicazione al Comune e alla Prefettura di Roma: nuovi arrivi di migranti nel nostro territorio non sono sostenibili”. Tanto più che “Ho sentito telefonicamente l’amministratore della Sea (La società che gestisce l’immobile sgomberato di via Curtatone a Roma, ndr) e mi ha detto che l’accordo non era concluso, anzi il Comune di Roma gli avrebbe chiesto la disponibilità degli alloggi senza pagarlo”.

La comunità del reatino, ci tiene a sottolineare, “ha fatto un fiore all’occhiello dell’accoglienza ma questo percorso è insensato da ogni punto di vista – aggiunge – Tra l’altro il ministero dgli Interni fissa nel 3 per mille il numero dell’accoglienza nei comuni, noi siamo oltre l’1 per cento. Nel tempo abbiamo anche stipulato accordi con la prefettura per percorsi di pubblica utilità. Ma è tutto sostenibile con questi numeri, non con numeri maggiori. Anzi, infierire con nuovi numeri caduti dall’alto con scelte non metabolizzate dalla comunità rischia di inficiare l’intero percorso fatto fin qui”. 

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