La Russia ha confermato di aver condotto raid su “obiettivi terroristi” a Idlib, ultima roccaforte siriana in mano ai ribelli. “Quattro aerei del gruppo russo alla base aerea di Khmeimim hanno inflitto raid con armi di alta precisione su obiettivi del Fronte Nusra”, ha dichiarato un portavoce dell’esercito russo, Igor Konashenkov, in una nota.
Martedì Mosca ha ripreso dopo 22 giorni i bombardamenti aerei sull’area mentre si ritiene imminente un’offensiva del regime di Bashar Assad per riprenderne il controllo. Il tutto ignorando l‘avvertimento lanciato da Donald Trump su Twitter: Assad “non deve attaccare sconsideratamente la provincia di Idlib” e “i russi e gli iraniani farebbero un grave errore umanitario a partecipare a questa potenziale tragedia umana”, ha scritto il presidente Usa, prima di concludere che “centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non lasciate che succeda”.
Dopo che l’avvertimento è stato ignorato dall’aviazione di Mosca, possibile preludio dell’attesa offensiva di Damasco, la Casa Bianca ha tuonato nuovamente: gli Stati Uniti risponderanno rapidamente se il presidente siriano Bashar Assad userà di nuovo armi chimiche.
La provincia di Idlib, nel nord della Siria e vicino alla frontiera con la Turchia (che sostiene i ribelli siriani), è l’ultimo bastione in mano ai ribelli, e anche ad alcuni gruppi islamisti radicali. Nella regione vivono circa 2,9 milioni di persone, di cui 1,4 milioni sono fuggite qui da altre province ribelli riconquistate dal regime nel corso degli anni. Secondo le stime fornite da de Mistura, nell’area ci sono circa 10mila combattenti jihadisti dell’ex Fronte Nusra, branca siriana di al-Qaeda. Da oltre un mese il regime di Assad sta ammassando consistenti rinforzi intorno alla provincia di Idlib in vista di un’offensiva militare.