Parla di gruppo e calciatori “seri”, evita di cadere nella trappola delle repliche ai colleghi “invidiosi” e chiede di “non sbagliare”. Ma soprattutto, invita Napoli a un salto di qualità per un finale perfetto: “Bisogna saper vincere anche nei comportamenti”. È un Luciano Spalletti fermo, pacato, solo apparentemente distante da quello che potrebbe succedere al triplice fischio domani pomeriggio. Una vittoria con la Salernitana, sperando che la Lazio dell’ex Maurizio Sarri non vinca a San Siro con l’Inter, (“Non vogliamo sbagliare la volata finale, ma non dipende solo da noi. C’è un’altra partita che si deve giocare, di perdere non l’auguro a nessuno…”) e dopo una settimana in cui a tenere banco è stata la discussione sull’ordine pubblico culminata nello spostamento domenicale del derby campano, finalmente sarebbe scudetto: Napoli e l’intera provincia si preparano per la notte dei campioni. Il primo di tanti match point che attende la squadra di Luciano Spalletti.
“Non dobbiamo fare inversioni sul nostro cammino, dobbiamo proseguire dritto per quello che abbiamo fatto fino ad ora”, dice subito il tecnico dei partenopei, specificando che “lo slittamento non è dipeso da noi. Noi non abbiamo affidato al prefetto e al fato il nostro campionato, ma alla nostra idea di gioco con la volontà di rendere felici delle persone che come l’altra sera ci aspettano per ora solo per vederci”. Prima della festa, che Napoli attende da 33 anni e che promette di dare spettacolo per ben più di qualche giorno, il tecnico partenopeo sa che manca ancora l’ultimo miglio e vorrebbe compierlo subito per evitare di trovarsi a festeggiare giovedì notte dopo la trasferta di Udine. “Conosco benissimo Paulo Sousa, lo apprezzo, lavora sul campo e a vederli da fuori sembrano una società proiettata nel futuro. Anche il presidente Iervolino sta facendo un grande lavoro, in una città che ha entusiasmo e grande amore per questo sport”, dichiara ancora Spalletti, perentorio nel ribadire che “noi faremo quello che dobbiamo fare”. Il tecnico di Certaldo usa parole da generale prima dell’assalto finale: “Siamo di fronte ad una sfida estrema”, di quelle “che se le affronti ti regalano una grandezza differente. È molto tempo che vogliamo giocare queste partite, vivere queste nottate, e c’è la voglia di farlo come sempre: sapendo quello che dobbiamo fare in campo”, aggiunge. Rivelando che “i miei figli mi dissero dopo i primi contatti: a Napoli non si può non andare, poi bisogna vincere però”. Quasi fatta l’impresa, Spalletti ammette anche che “io mi emoziono facilmente, qualche volta ho anche paura. Se ripenso da dove sono partito. Domani probabilmente lo sarò ancora di più”.
Dall’altra parte, la Salernitana di Paulo Sousa non arriva certo al ‘Maradona’ con l’idea di fare la parte della vittima sacrificale. “Sono un grande estimatore di Spalletti, è un allenatore di altissimo livello che dà grande qualità al suo gioco. Il Napoli è meritatamente al primo posto in classifica, una squadra molto forte con grande circolazione di palla e mobilità”, ha ammesso il tecnico portoghese, che in queste ultime gare si gioca la tranquillità della salvezza, oltre che la riconferma sulla panchina granata. “Dobbiamo essere fieri del nostro modello di gioco ed essere capaci di mantenere le nostre idee e la concentrazione sulla nostra strategia fino alla fine – ha aggiunto Sousa – Servirà spirito di sacrificio e capacità di fare continui raddoppi. Dobbiamo provare ad avere il possesso del pallone per più tempo possibile e proporre il nostro gioco. Bisogna avere il coraggio di fare le nostre cose, dobbiamo crederci, consapevoli che possiamo metterli in difficoltà e che se saremo capaci di stare in partita fino alla fine possiamo vincerla”.