La maggioranza dell’opinione pubblica italiana cosa conosce della mafia nigeriana? Molto poco. Anzi, la tendenza è più verso nulla. È il primo pensiero che scorre nella testa leggendo l’ultimo libro del giornalista Sergio Nazzaro (‘Mafia nigeriana. La prima indagine della squadra antitratta’, Città Nuova editore, 135 pagine, 16 euro), uno dei massimi esperti della materia. Un volume utile, per chi vuole comprendere la realtà che lo circonda, conoscere quei fenomeni sociali su cui spesso si chiudono gli occhi pensando che svaniscano da soli, come il ‘mostro nell’armadio’ quando si era piccoli. Non è la solita storia di immigrazione che spacca in due il nostro Paese: c’entra ma in modo relativo. Perché la malavita organizzata nigeriana non arriva coi barconi, né coi barchini. Viaggia sugli aerei, si espande a macchia d’olio da Sud a Nord – non solo Castel Volturno – e arriva in mezzo mondo (se non tutto), ritagliandosi il proprio spazio negli ambienti criminali. Con inaudita violenza, che si sfoga soprattutto contro i propri connazionali che non rispettano le regole dei ‘Cults’, i gruppi che nascono nelle università africane e crescono fino a infettare la politica per prendere potere, passando da spaccio di droga e prostituzione.
Assomigliano ai clan nostrani, ma non escono dal loro recinto: la spartizione fa comodo a tutti e in Italia vengono tollerati i mafiosi nigeriani. Perché di quello si tratta, con tanto di famiglie e ruoli: c’è il Don che comanda su tutti e si trova in Nigeria, poi i vice Don internazionali, anche loro stanziali ma con precise aree di Europa e del mondo da controllare, poi i Don nazionali, i vice Don nazionali, gli annunuciatori che danno notizia dei vertici, i Professori, i Chief, i capi della Difesa, giù giù per li rami fino ai ‘Gogo’, gli appartenenti a una determinata famiglia. Di Cults ce ne sono diversi, dai Maphite agli Eiye, Black Axe, Bucaneers, Vikings. Ognuno ha un dress code diverso, un tratto che li faccia distinguere, ma le modalità operative sono quasi le stesse. Soldi e violenza, questo è il core business.
Nel libro di Nazzaro c’è il racconto della prima, vera operazione antitratta compiuta in Italia, la ‘Athenaeum’, nel 2016, quattro anni di indagini. Riggs, CP, Wonder Woman, il Menestrello, La Suora, Sherlock, ovvero i soprannomi della Sat a disposizone del commissario Fabrizio Lotito, sono partiti nel 2012 dalla denuncia di una ‘schiava’ degli anni Duemila e sono pian piano risaliti a tutti gli anelli della catena che la teneva prigioniera per sfruttarne il frutto del suo sesso, svuotandone l’anima. Ma più salivano e più si rendevano conto che non era una catena quella che stavano tentando di rompere, ma in vero e proprio tentacolo di una ‘Piovra’. Violenta, crudele, spietata, assetata di soldi e potere. Come la mafia che conosciamo qui. Solo che è ‘nera’ come il buio che ti avvolge, non ti molla e a volte ti uccide se muovi male un passo.
Ogni pagina pari lascia il gusto di una vittoria definitiva dello Stato sul male. Quelle dispari, invece, ti sputano addosso la verità: questa ‘guerra’ non finirà presto. Forse mai. Ma almeno qualcuno al fronte ce l’abbiamo e questo rilassa, convince di continuare lo sfoglio per proseguire la lettura. Il libro non segue una regola precisa, ma questa tecnica prima irrita poi aiuta a seguire il racconto, che vive di impulsi, intuizioni, ma anche fortuna: esattamente come è un’indagine di polizia giudiziaria, che per forza di cose deve basarsi su indizi che vanno confutati. E niente e nessuno ha una linea retta da seguire, un verità in tasca senza che sia prima verificata e controverificata. Ad esempio, la preparazione del blitz per guardare in faccia per la prima volta i 30 Don provenienti da altrettanti Paesi, che si devono riunire a Bologna. Dopo due o tre pagine il racconto si interrompe e lancia una nuova immagine: un momento prima sei nella stanza in un corridoio del carcere ‘Le Nuove’ di Torino, riadattate alla bisogna della ex ‘squadretta’ diventata squadrone. Il Sat, Squadra antitratta. Che non è folta, anzi, ma fidata, preparata e soprattutto specializzata. Composta da quelli che un tempo erano chiamati vigili urbani, ma che hanno dimostrato come si può condurre un’inchiesta di polizia giudiziaria ad altissimo livello. Come insegnano anche le parole, nell’appendice del libro, di Stefano Castellani, il magistrato in prima linea nell’operazione ‘Athenaeum’. Chi ha voglia di saperne di più, di non chiudere gli occhi, perché tanto ‘il mostro’ non andrà via dall’armadio, può investire qualche euro in modo giusto. Il risultato è garantito.