(LaPresse) “L’impianto è della società e della sua famiglia da parecchio tempo. Si tratta comunque di un imprenditore del settore. È vero che siamo stati rapidi, però siamo usciti dalla caserma alle cinque e mezzo di questa mattina. Abbiamo 48 ore di tempo per la richiesta di convalida del fermo”. Lo ha dichiarato la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, in relazione agli indagati per la tragedia della funivia del Mottarone: Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia, Enrico Perocchio, direttore del servizio e dipendente della Leitner di Vipiteno e Gabriele Tadini, capo operativo. “Già questa è una ipotesi di delitto non a titolo di colpa, perché è una rimozione consapevole. Non è una omissione colposa, è stata una sclelta deliberata di rimuovere questo meccanismo. Poi gli omicidi, naturalmente, sono omicidi colposi, che discendono però da questa scelta. Il reato per il quale è stato disposto il fermo è il reato di cui all’articolo 437, comma 2 del Codice penale, cioè aggravato dall’evento del disastro, vale a dire aver rimosso sistemi di sicurezza finalizzati a prevenire infortuni sul lavoro, dice la norma, o disastri. In questo caso noi parliamo del disastro. Se dal fatto deriva il disastro, come noi riteniamo sia avvenuto, allora la fattispecie è aggravata, la sanzione edittale naturalmente è più elevata e consente il fermo”.
Tragedia Mottarone, procuratrice Bossi: “Scelta deliberata di rimuovere quel meccanismo”
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