È arrivata la sentenza dei giudici della Corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Sono stati condannati a 12 anni: l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri; gli ex Ros Mario Mori, ai tempi colonnello, e Antonio Subranni, ex comandante dal ’90 al ’93 e il boss mafioso Antonino Cinà.
Otto anni invece a Massimo Ciancimino, imprenditore e figlio dell’ex sindaco di Palermo, e a Giuseppe De Donno, ex ufficiale del Ros dei carabinieri, collaboratore del giudice Falcone e titolare di una agenzia di sicurezza. Il primo era accusato di concorso in associazione mafiosa (5 gli anni di carcere chiesti dall’accusa), il secondo di minaccia a Corpo politico dello Stato (12 anni la richiesta di condanna dei pm).
Ventotto anni al boss mafioso, Leoluca Bagarella. I pm Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, avevano chiesto per lui una sentenza a 16 anni di carcere. Per Cinà avevano chiesto 12 anni, 15 per Mori, 12 per Subranni e altrettanti per Dell’Utri.
Nicola Mancino è stato assolto da giudici di Palermo. “È stata una giusta sentenza in un dispositivo complesso e consideriamo che restituisca la dignità a un uomo politico che ha sofferto durante tutta la durata del processo”, ha commentato l’avvocato Nicoletta Piergentili, legale di Nicola Mancino. Che ha aggiunto: “Le sue prime parole? Mi ha detto grazie”.
I giudici della corte d’assise di Palermo hanno condannato Bagarella, Cinà, Dell’Utri, Mori, Subranni e De Donno al pagamento in solido tra loro di dieci milioni di euro alla presidenza del Consiglio dei ministri che si era costituita parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia.
Una sentenza importante “anche per recidere una volta per tutte i rapporti che la mafia ha sempre avuto con le istituzioni – ha detto il pm Nino Di Matteo dopo la sentenza – Conclusione positiva. Lo Stato si può impegnare ed è capace di fare questo. Che la trattativa c’era stata non c’era bisogna della sentenza di oggi che dice che qualcuno dello Stato ha contribuito a trasmettere ai governi in carica le richieste di Cosa Nostra mentre saltavano in aria i giudici”.