“Ho avuto l’ambizione e forse la presunzione di portare il cinema in televisione”. Così Gabriele Muccino presenta la sua prima serie tv ‘A casa tutti bene’, che debutterà il 20 dicembre su Sky Serie. È il reboot dell’omonimo film campione d’incassi nel 2018, ma con un cast tutto nuovo formato da attori per la maggior parte ancora poco conosciuti, cui si affiancano altri molto più noti tra piccolo e grande schermo come Laura Morante, Francesco Acquaroli e Valerio Aprea. “Alcuni di loro hanno fatto trenta provini, altri erano perfetti. Ma è stato un cast molto severo per far sì che questa serie non fosse minore del film, pur raccontando una storia completamente diversa”, spiega il regista in conferenza con tutti gli attori al cinema Quattro Fontane di Roma. La serie (con la sigla di Jovanotti) è ambientata a Roma ed è un family drama, il primo prodotto da Sky (insieme a Lotus Production).
Otto episodi che Muccino ha scritto insieme a Barbara Petronio, Andrea Nobile, Gabriele Galli e Camilla Buizza e che raccontano la storia di una famiglia allargata con i suoi segreti e le sue fratture. “Mi sono imposto di non cambiare linguaggio, di non attenuare gli spigoli, le frizioni, i dolori e i buchi affettivi. Non ho voluto patteggiare con un mezzo diverso dal cinema. Faccio cose buone solo quando sono libero artisticamente, quando hanno cercato di mettermi il guinzaglio ho sbagliato. È successo in America, soprattutto”, evidenzia Muccino, per il quale questa serie è “un gioco di specchi che mi sembra bello portare a un pubblico più ampio e forse anche più giovane di quello che mi segue al cinema. Qualcuno è nato dopo ‘L’ultimo bacio’ e anche dopo ‘La ricerca della felicità’, molti adolescenti non sanno che è mio”. Sul successo della sua prima serie scommette anche Sky, tanto da annunciare fin da ora le riprese della seconda stagione: “Per la prima volta abbiamo deciso di iniziare a scrivere la seconda stagione subito, ci crediamo tantissimo”, dice Antonella D’Errico, executive vice president di Sky Italia. “Per un momento ho pensato a un regista che possa sostituirmi, ma ha prevalso la voglia di continuare. La struttura seriale non la conoscevo e la sto imparando”, dice Muccino, che non nega il fascino di questo ‘nuovo’ linguaggio anche per chi come lui viene dal cinema. “È come il passaggio dal sonoro al muto, stiamo transitando in una nuova era e non conosciamo gli effetti futuri -osserva il regista-. Le cose stanno cambiando molto velocemente e la pandemia ha esasperato tutto”.