Il Parlamento russo ha autorizzato l’uso delle forze armate al di fuori del Paese, acconsentendo a una richiesta del presidente Vladimir Putin. Decisione che, dopo il riconoscimento delle autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk nel Donbass, fa presagire un vasto attacco all’Ucraina e alza ulteriormente il livello di tensione. “L’invasione”, hanno detto gli Usa dopo esser stati inizialmente cauti sull’uso del termine, utilizzato per segnare la linea rossa dal presidente Joe Biden, è già in corso. E Putin sembra pronto ad “andare oltre”. Anche da Washington sono piovute le sanzioni su Mosca, così come da Unione europea e Regno Unito. Biden, oltre a colpire banche, debito sovrano e oligarchi, ha anche annunciato l’invio di altri equipaggiamenti militari in Ucraina e di truppe agli alleati baltici membri della Nato, in azioni meramente “difensive”.
Vari leader europei hanno affermato che i militari russi sono entrati nelle zone orientali dell’Ucraina in mano ai ribelli filorussi, dopo che Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle ‘repubbliche’. Non è chiaro quanto il dispiegamento sia massiccio, mentre Kiev e alleati da anni sostengono che le forze di Mosca combattano nella regione a fianco dei separatisti. Accuse che la Russia ha sempre negato. Nell’area il conflitto prosegue dal 2014, dopo l’annessione della Crimea per parte russa, e le persone morte sono ormai 14mila. Ma nelle ultime settimane si è riacceso, con un nuovo exploit di violenza.
Putin in tv pone le condizioni per metter fine alla crisi
Putin è di nuovo comparso davanti alle telecamere, ponendo tre condizioni per metter fine alla crisi: Kiev riconosca la sovranità russa sulla Crimea, rinunci all’adesione alla Nato e demilitarizzi parzialmente. Quando gli è stato domandato se abbia inviato militari in Ucraina e quanto avanti possa spingersi, Putin ha risposto: “Non ho detto che le truppe ci andranno ora”, “è impossibile prevedere una precisa via d’azione, dipenderà dalla situazione sul terreno”.
Le sanzioni Usa
Ore dopo le sue parole, Biden ha annunciato “sanzioni più severe di quelle del 2014” legate all’annessione della Crimea, accusando la Russia di aver “violato il diritto internazionale” e “iniziato l’invasione”. Parlando di ‘prima tranche’ di misure, ha citato sanzioni nei confronti di due istituti finanziari (Veb e la banca militare), sul debito sovrano, all’elite russa e alle loro famiglie. “Tagliamo il governo di Mosca fuori dal finanziamento occidentale”, ha detto, mentre l’elite paga perché “condivide il guadagno corrotto del Cremlino”. Altre sanzioni, ha detto, potranno seguire.
Germania blocca il gasdotto Nord Stream 2
Biden ha fatto poi riferimento al Nord Stream 2, dicendo di aver “lavorato con la Germania” per assicurarne lo stop. Berlino ha infatti agito, ore prima, per bloccare il processo di certificazione del gasdotto, oggetto di un accordo con Mosca. Il resto dell’Unione europea ha seguito in scia, con un primo blocco di sanzioni rivolte ai 351 deputati russi che hanno votato a favore del riconoscimento delle repubbliche separatiste e ad altri 27 funzionari e organizzazioni. E da Londra sono arrivate misure verso cinque banche e tre oligarchi russi.
Da settimane le potenze occidentali guardano con timore ai 150mila soldati russi schierati attorno ai confini ucraini, minacciando una dura risposta. Hanno ripetuto che Mosca cercava un motivo per invadere, pretesto che è parso prendere forma nel riconoscimento delle autoproclamate repubbliche. Il riconoscimento, per di più, è stato esteso da Mosca anche ad altre parti in mano a Kiev. L’Osce, nel frattempo, ha contato in 48 ore oltre 3.200 violazioni del cessate il fuoco nel Donbass, mentre fonti di Kiev hanno parlato di almeno 2 soldati ucraini uccisi e 12 feriti in un bombardamento in una notte. E così come gli Usa, anche la Nato è tornata a prevedere, per voce del segretario generale Jens Stoltenberg, che “la Russia sta continuando a pianificare un attacco su vasta scala dell’Ucraina”, aggiungendo: “Non è mai troppo tardi per non attaccare”.