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Un’estate al fresco: in vacanza dove prima si stava in cella

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L’Italia è un luogo talmente incredibile e ricco di storia che nemmeno una prigione potrebbe contenere la sua comprensibile vanità. L’ingegno e la creatività di chi abita il Belpaese si sono infatti messi in moto per trasformare in musei o addirittura in ambite destinazioni vacanziere quelle che fino a non troppo tempo fa erano strutture adibite alla detenzione.

Perfino la CNN si è ad esempio accorta che le isole più belle dell’intero territorio sono le ex colonie penali, mete ideali per una caldissima stagione tra spiagge semideserte e paesaggi fuori dal comune. Dalla Toscana alla Sicilia, i penitenziari riconvertiti a luoghi di culto per i turisti alla ricerca di tranquillità non si contano sulle dita di una mano e rispondono a nomi leggendari come Capraia e Pianosa (LI), Pantelleria e Favignana (TP), Ponza e Ventotene (LT) o Asinara, in Sardegna, oggi parco naturale che ospita oltre 650 specie animali e sulla quale si può circolare solo in bicicletta.

Non è un’isola ma ha una storia ancora più singolare la Chiesa di San Francesco del Prato a Parma, attualmente al centro di un’ambiziosa opera di restauro che mira però a non cancellare gli anni bui in cui questa struttura di dimensioni paragonabili a quelle della Cattedrale cittadina venne utilizzata come penitenziario, ossia dall’epoca napoleonica fino al 1992. A sostegno della campagna di raccolta fondi, è stata addirittura ricavata una serie limitatissima di copie numerate di un cofanetto contenente un troncone del punto di intersezione delle sbarre della vecchia prigione, provenienti quasi interamente dalla facciata e rimosse per scelta architettonica di ripristino. Si tratta di una raffinata confezione in cartone che custodisce quello che può essere davvero definito un autentico pezzo di storia. Nel frattempo, il cantiere negli spazi della chiesa e del convento viene utilizzato comelocation d’eccezione per eventi culturali di ogni sorta, dai concerti alle visite guidate in quota.

Evadendo da San Francesco ma rimanendo in Emilia Romagna per puntare verso l’Adriatico, secondo le indicazioni suggerite dal consorzio Visit Ferrara, si giunge proprio nella città estense, dove l’ex carcere di Via Piangipane ha lasciato il posto – tutt’altro che casualmente – al Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah (MEIS). L’affascinante restauro che vedrà il primo blocco di lavori concludersi possibilmente nel 2020 prevede la realizzazione dei padiglioni a forma di pagine della Torah e non impedisce comunque l’organizzazione di eventi come la mostra inaugurale del 2017, “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”. Il MEIS comprenderà inoltre accoglienza, bookshop, biblioteca, archivio e centro di documentazione, ristorante, auditorium, laboratori didattici.

Bisogna invece girare i tacchi e risalire il paese per bussare alle porte del Museo del Carcere “Le Nuove” di Torino, ospitato nell’antica struttura penitenziaria della città della Mole, risalente alla seconda metà dell’Ottocento e in funzione fino al 1986. I terribili tempi del nazifascismo sono rievocati a futura memoria insieme a importanti testimonianze storiche del capoluogo piemontese. A una squadra di volontari estremamente preparati è affidato il compito di gestire le visite guidate attraverso i diversi locali dell’ex-carcere, alla scoperta dei luoghi di confinamento dei detenuti, dei letti di tortura e delle celle di isolamento. Una spiegazione storica consente di immergersi nel contesto dell’epoca rievocando crimini, storie di fascisti, l’ultima esecuzione capitale in Italia, le lotte partigiane, la resistenza nel famigerato braccio tedesco delle torture e il ricordo dei valori universali nelle celle dei condannati alla pena capitale. La struttura cela anche un bunker antiereo. 

L’excursus nella nuova vita dei penitenziari si conclude – ma solo per questioni di spazio – nel Complesso monumentale carcere borbonico di Avellino, voluto da Ferdinando I d’Austria e costruito secondo i principi di umanizzazione della pena teorizzati da Bentham. Nel cuore della città, l’affascinante complesso esagonale con bracci a raggiera ospita oggi il polo culturale del capoluogo irpino, con ambienti museali, aree espositive, auditorium, sale per congressi, uffici, giardini, sale di consultazione, archivi, spazi per eventi e un laboratorio di restauro. I tre padiglioni a nord, una volta destinati alla detenzione maschile ospitano alcune delle sezioni delMuseo Irpino, la Pinacoteca, il Lapidario, il Deposito visitabile, la sezione Risorgimento, Scientifica, ed il nuovo percorso espositivo Irpinia, Memoria ed Evoluzione, oltre a sale per congressi, spazi per mostre, per attività didattiche ed uffici. Negli stessi padiglioni si trovano anche il Catalogo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino e il CRBC Centro Regionale per i Beni Culturali della Campania. L’ex palazzina di comando, la tholos, il giardino e il padiglione ad ovest, ospitano gli uffici e il laboratorio di restauro della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino. Il padiglione a est, quello destinato alla detenzione femminile, con ingresso su via Verdi, invece, è la sede dell’Archivio di Stato di Avellino. Per avere un’idea della sua originaria destinazione, è possibile visitare le celle d’isolamento.

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