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Usa, critiche su Trump dopo la visita in Iraq: lontano accordo su shutdown

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Pioggia di critiche su Donald Trump per la sua visita di Natale a sorpresa in Iraq. Approfittando del primo spostamento in una zona di conflitto da quando è arrivato alla Casa Bianca, il presidente Usa ha voluto giustificare la sua decisione di ritirare le truppe dalla Siria, ma ha chiarito che i soldati Usa al momento in Iraq restano.

Critiche perché si sono diffuse speculazioni secondo cui le autorità irachene non erano al corrente della visita, tanto è vero che il tycoon non ha incontrato nessun ministro: Baghdad ha confermato l’assenza del premier Adel Abdel Mahdi dall’incontro nella base militare di Al Assad, motivandola con una “divergenza di punti di vista”. E critiche anche perché Trump potrebbe aver rivelato inavvertitamente l’identità di alcuni membri dei Navy Seals, l’unità di elite delle forze speciali Usa, in un video da lui pubblicato su Twitter in cui posava con dei militari americani nella base aerea di Al Assad, nella provincia di Al Anbar. A un certo punto, il presidente alza il pollice vicino a un gruppo che sembra essere composto da membri delle forze speciali. Trump ha il potere di declassificare informazioni, dunque il suo tweet non avrebbe infranto delle regole, tuttavia la mossa è controversa: “Anche se è il comandante in capo delle forze armate”, rivelare l’identità di questi soldati potrebbe diventare “un enorme successo di propaganda se uno di questi militari dovesse essere detenuto da un governo ostile o catturato da un gruppo terroristico”, sostiene Malcolm Nance, un esperto di intelligence citato da Newsweek.

Il tutto mentre prosegue lo shutdown, la paralisi parziale delle agenzie federali che ha costretto centinaia di migliaia di funzionari a rimanere a casa. In serata riprenderanno in Senato i colloqui per porvi fine, ma non si attendono grandi svolte dal momento che non è stato calendarizzato alcun voto. Al cuore del blocco c’è il muro voluto da Trump al confine con il Messico per fermare l’immigrazione: il presidente repubblicano vuole 5 miliardi di dollari per costruirlo e i democratici si rifiutano di finanziarlo; così il magnate si rifiuta di firmare la legge di bilancio finché non otterrà i fondi. Fino ad allora, resteranno sospesi i finanziamenti del 25% di ministeri e amministrazioni federali. E man mano che il tempo passa i democratici sembrano sempre più fermi nella loro posizione: il 3 gennaio prenderanno il controllo della Camera, mentre i repubblicani manterranno la maggioranza al Senato.

Intanto, secondo l’agenzia Reuters, Trump starebbe valutando per il 2019 un decreto che vieterebbe alle società Usa di usare dispositivi per le telecomunicazioni realizzati dalle cinesi Huawei e Zte. Gli Usa sostengono che le compagnie lavorino su ordine del governo cinese e che le loro apparecchiature potrebbero essere usate per spiare gli statunitensi; entrambe le società in passato hanno negato che i loro prodotti vengano usati per spionaggio.
 

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