La procura di Venezia ha aperto un fascicolo a carico di ignoti sull’incidente navale di domenica nel canale della Giudecca e valuta se procedere per inosservanza alle norme di sicurezza, reato 1231 del codice di navigazione. Nel frattempo i sistemi di movimento della Msc ‘Opera’ sono stati sequestrati, dalla scatola nera, al timone fino ai motorini, ma non la nave da crociera, che rimane ancorata. Sono oltre 2700 i passeggeri a bordo che attendono di capire se e quando riprenderà la rotta verso il Montenegro. E’ stata “un’avaria” a causare la perdita di controllo e il conseguente schianto con il battello turistico, come affermato poco dopo il disastro dalla stessa compagnia navale? “Dovremo valutarla, lo dobbiamo accertare”, ha spiegato il procuratore capo Bruno Cherchi, “la consulenza accerterà dal punto di vista tecnico il motivo, se c’è, che ha permesso alla nave di non proseguire la rotta ma di sbandare a destra”.
Mentre gli inquirenti sono al lavoro per accertare le responsabilità, riscoppia la polemica sulle crociere a San Marco. Se il passaggio delle grandi navi lungo il canale della Giudecca è condannato all’unisono da comitati, associazioni e politica, dall’altro continua lo scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle. Il vicepremier leghista Matteo Salvini è di nuovo all’attacco: “I ministri sono pagati per risolvere, non creare problemi. In Italia si deve sempre aspettare che succeda qualcosa per risolvere i problemi. C’è un progetto per le navi si faccia subito”, ha affermato riferendosi al progetto Marghera che, per Danilo Toninelli, “non esiste. Salvini ha voglia di fare polemica”, ha precisato il ministro delle Infrastrutture, senza risparmiare una frecciatina al collega di Governo: “Ci sono troppe polemiche, gente che lavora e dice di potere risolvere i problemi con una bacchetta magica e con i tweet”. Fonti Mit hanno fatto sapere che “a differenza di quanto sostenuto da molti in queste ore, nessun progetto sull’ipotesi Marghera per le grandi navi a Venezia giace al Mit. Nessun progetto è stato dunque bloccato o lasciato in un cassetto. Esiste solo uno studio la cui natura non ha nulla a che fare con alcuno stadio di progettazione, nemmeno quello iniziale della fattibilità tecnico-economica”.
Il punto, dunque, non è la soluzione che “c’è, siamo tutti d’accordo: cittadini, Comune, Città metropolitana, Regione, Porto. Le navi devono passare dal canale Vittorio Emanuele”, ha affermato il sindaco Luigi Brugnaro. Quanto i tempi: “Il ministro decida. Attendiamo di sapere qualcosa dal ministro, dice che sta studiando progetti che coinvolgono altri porti, non ci ha ancora detto nulla, ma siamo in fiduciosa attesa”, ha aggiunto Brugnaro, “le responsabilità di quello che è accaduto, mi spiace dirlo, sono di Toninelli”. Per accelerare il ministero ha convocato d’urgenza il presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico settentrionale, Pino Musolino. Le ipotesi per Toninelli, che ha assicurato “nuove rotte”, sono due: “Una è Chioggia, l’altra San Nicolò. Entro la fine del mese di giugno verrà scelto un progetto definitivo”. E’ il governatore del Veneto a chiedere che “questo scaricabarile deve finire. E’ un fatto gravissimo, poteva essere una tragedia”. E ha spronato: “Per anni ci sono state liti tra i Ministeri, ma voglio spiegare che è il ministro dei Trasporti che deve prendere una decisione. Non ha mai convocato un Comitatone, la gravità è che manca la sostanza. Non c’è soluzione. Le polemiche non servono a nulla, ma l’interlocutore è Toninelli. Parli”.