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Venezuela, la figlia di Ledezma: L’ultima chiamata di mio padre

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

“Mio padre ha avuto la possibilità di lasciare il Paese, ma lui non lo farà mai. È un amante del Venezuela e per quello è lì e ha sacrificato anche la sua libertà per la democrazia e il popolo venezuelano”. Vanessa Ledezma, figlia di uno dei due oppositori venezuelani arrestati nella notte italiana, Antonio Ledezma, in un’intervista a LaPresse racconta di avere sentito al telefono il padre poche ore prima che venisse prelevato da casa, dove si trovava ai domiciliari, dagli agenti del Servizio bolivariano di intelligence (Sebin). Per lei, il motivo dell’arresto è il video-messaggio che il padre aveva diffuso in serata, in cui diceva che bisogna “continuare a lottare uniti per la libertà e la democrazia”. Al telefono “le ultime parole che mi ha detto sono state ‘Dio ti benedica, continueremo a lottare'”, dice la giovane, che vive in Italia (domani esce una sua intervista al settimanale F). E aggiunge: “Ritengo responsabile il presidente Nicolas Maduro per quello che succede a mio padre”. Poi esprime un auspicio: “Speriamo che tutti i prigionieri politici siano liberati prossimamente e che possa esserci un cambio di governo immediato, sempre in forma pacifica, perché non vogliamo vivere in dittatura ma in democrazia”.

Antonio Ledezma era sindaco di Caracas quando è stato arrestato a febbraio del 2015: inizialmente è stato in cella nel carcere militare di Ramo Verde, dove si dice che sia stato riportato adesso, ma poi gli erano stati concessi i domiciliari. Lei o sua madre avete avuto modo di sentire nelle ultime ore suo padre? Avete notizie recenti?

“Non abbiamo avuto notizie di lui, nessuno ha potuto vederlo. Ci sono rumors secondo cui lo hanno portato nel carcere militare di Ramo Verde, dove è stato già prima, però non abbiamo conferme. Ieri a mezzanotte e mezza lo hanno portato via: è arrivata la polizia politica del Sebin e lo ha trascinato con spintoni ancora in pigiama, non ha avuto neanche il tempo di cambiarsi o telefonare a qualcuno e lo hanno portato via chissà dove. Da allora non sappiamo nulla e ritengo responsabile il presidente Nicolas Maduro per quello che può succedere a mio padre. Quando è stato prelevato a casa era solo: i vicini hanno sentito i rumori della polizia e sono usciti, così hanno registrato il video che è diventato virale. Stiamo aspettando ancora che gli avvocati lo incontrino e possano dichiarare che è veramente a Ramo Verde e sta bene: dovrebbero incontrarlo nella mattinata venezuelana, nel pomeriggio italiano”.

La Corte suprema ha dichiarato che suo padre è stato arrestato perché c’era pericolo di fuga. Come commenta questa dichiarazione?

Mio padre ha avuto la possibilità di lasciare il Paese, ma lui non lo farà mai. È un amante del Venezuela e per questo è lì. Ha sacrificato anche la sua libertà per la democrazia del popolo venezuelano. Ieri sera ha inviato un messaggio forte al popolo venezuelano, al governo, alla comunità internazionale, invitando ad agire, a non lasciare mai le strade, a lottare sempre per ideali, libertà e democrazia in Venezuela. Ha detto che dobbiamo lottare uniti per la libertà e la democrazia. Ed è sicuramente per questo che lo hanno sequestrato la seconda volta”.

Quando è l’ultima volta che ha sentito suo padre?

“Poche ore prima del suo arresto. Verso le 3 di notte ora italiana, le 21 circa ora venezuelana, dopo che aveva inviato questo messaggio verso le 20.30. Gli ho detto che era stato un bel messaggio forte e gli ho detto anche ‘speriamo che tutti ci ascoltino’. Le ultime parole che lui mi ha detto sono state: ‘Dio ti benedica, continueremo a lottare’. Poche ore dopo mi sono svegliata con questa sconvolgente notizia che mio padre era stato trascinato dalla polizia politica un’altra volta. Se temeva qualcosa? Quando si vive sotto una dittatura ci si può aspettare qualunque cosa perché questo governo fa con la giustizia quello che vuole”

Lei lasciato il Venezuela quando c’era ancora Chavez. Come mai ha scelto di andare via dal Paese?

Io vivo da quasi sette anni in Italia. Ho lasciato il Venezuela per motivi di sicurezza; e poi sono anche italiana di origine, mia nonna è andata in Venezuela nel dopoguerra quindi siamo tornati nella terra dei nostri nonni, cercando questa tranquillità che il Venezuela non ci poteva dare. Io sono qua fisicamente, ma con il cuore sono là, con mio padre e con tutti i venezuelani che vogliono un cambiamento. Speriamo che tutti i prigionieri politici siano liberati prossimamente e che possa esserci un cambio di governo immediato, sempre in forma pacifica, perché non vogliamo vivere in dittatura ma in democrazia”

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