È caos in Venezuela. Il presidente Nicolas Maduro ha sospeso l’eliminazione della moneta di taglio più grande del Paese nonché la più diffusa, quella da 100 bolivar. Il ritiro di questa banconota, avviato prima dell’ingresso in circolazione dei nuovi biglietti, ha lasciato i cittadini a corto di contanti provocando, oltre che lunghe code nelle banche, proteste contro il governo e saccheggi nei negozi, in cui è stato registrato almeno un morto. In un discorso tenuto sabato sera dal palazzo di Miraflores, Maduro ha annunciato che la sospensione della banconota è rinviata al 2 gennaio. E fino a questa stessa data è stata estesa la validità del provvedimento che chiude le frontiere del Venezuela con Brasile e Colombia.
Maduro ha puntato il dito contro una presunta campagna di “sabotaggio” internazionale, attribuendo a non precisati nemici all’estero la responsabilità del ritardo nell’arrivo dei tre aerei che trasportavano le nuove banconote di tagli grandi, cioè da 500, 2mila e 20mila bolivar. “A un aereo, incaricato e pagato dal Venezuela, è stato detto mentre era in volo di cambiare direzione e andare in un altro Paese”, ha detto Maduro senza precisare da chi sia partito l’ordine, aggiungendo che “ce n’è un altro al quale non è stato dato il permesso di sorvolo”.
I 100 bolivar sono ufficialmente fuori uso da giovedì, dal momento che la presidenza aveva annunciato domenica scorsa che la banconota sarebbe stata ritirata entro le 72 ore successive; ma adesso potrà essere utilizzata fino al 2 gennaio. Il suo valore, sul mercato nero, è pari a 4 centesimi di dollaro americano. Molti venezuelani, ritrovatisi senza contanti per pagare cibo, benzina e preparativi di Natale, sono allora scesi in strada e hanno avviato saccheggi. In un Paese già in crisi economica, con il tasso di inflazione più alto al mondo (a fine 2015 era al 180,9%), a peggiorare la situazione c’è il fatto che il 40% dei venezuelani non ha conti in banca e quindi non può utilizzare le transazioni elettroniche come alternativa ai contanti.
Almeno un morto nei disordini, confermato ufficialmente: si tratta di un 14enne ucciso da spari durante un saccheggio nella città meridionale di El Callao. Un deputato dell’opposizione invece, Angel Medina, ha riferito di tre morti. Il movimento di opposizione Unità democratica ha chiesto le dimissioni di Maduro, il quale dal canto suo ha giustificato l’eliminazione dei 100 bolivar sostenendo che si tratti di un modo per colpire mafia e trafficanti alla frontiera con la Colombia.
Sabato sera circa 400 persone hanno saltato le barriere per entrare in Colombia, sfidando anche il personale di sicurezza nello Stato di Tachira in cerca di cibo e medicine. Irruzione nei negozi, inoltre, nello Stato di Bolivar: a Ciudad Bolivar le autorità hanno dichiarato il coprifuoco, e 135 persone sono state arrestate. Disordini anche a Maracaibo, la seconda città più grande del Venezuela, dove le forze di sicurezza hanno lanciato lacrimogeni per fermare gli sciacalli.
Maduro, 54 anni, successore di Hugo Chavez dopo la morte avvenuta nel 2013, ha visto crollare la sua popolarità in questi tre anni di recessione. Lui sostiene che nemici politici interni, appoggiati dagli Stati Uniti, stiano sabotando l’economia per contrastare il suo governo. Ma per l’opposizione è giunto il momento per un cambiamento al potere dopo 18 anni di governo socialista, tanto che ha spinto su un referendum per rimuovere Maduro dall’incarico prima delle prossime presidenziali, che sono in programma per la fine del 2018.