Secondo giorno di proteste in Venezuela. Il leader dell’opposizione venezuelana, Juan Guaidò, che si è autoproclamato presidente ad interim del Paese, ha invitato i venezuelani a manifestare nell’ambito della “fase definitiva della Operazione libertà”. Negli scontri del primo giorno di protesta contro il governo un giovane 24enne è morto nello stato venezuelano di Aragua e 119 persone, tra cui 11 adolescenti, sono state arrestate.
Nella rivolta sono rimaste ferite finora 95 persone, 26 ad Aragua e 69 Chacao, nello stato di Miranda, uno dei cinque Comuni del Distretto metropolitano di Caracas. Secondo la Ong Provea, il giovane, ucciso “durante le proteste, si chiamava Samuel Enrique Mendez. Un deputato dell’opposizione ha diffuso su Twitter un video che mostra un gruppo di manifestanti che marciano per strada con il corpo del ragazzo e cantano l’inno nazionale. L’Ong ha aggiunto che le proteste contro la presidenza di Nicolas Maduro si sono diffuse in 28 stati e le vittime, dal 2013 quando Maduro è stato eletto per la prima volta ad oggi, sono 271.
Intanto Maduro ha annunciato che il tentato golpe guidato da Guaido e da un gruppo di militari è stato sventato e ha promesso che i responsabili saranno puniti. Maduro si è congratulato con le forze armate per aver “sconfitto questo piccolo gruppo che intendeva diffondere la violenza attraverso scontri golpisti” e ha assicurato, in un discorso trasmesso da tv e radio: “Ciò non resterà impunito”. La procura, ha proseguito, “avvierà procedimenti penali per i gravi crimini che sono stati commessi contro la Costituzione, lo stato di diritto e il diritto alla pace”.
Guaido, che ha ricevuto l’appoggio di Stati Uniti e altri Paesi, nella mattina di martedì ha invitato le forze armate a unirsi a lui, tramite un videomessaggio che l’ha mostrato per la prima volta assieme a dei membri delle forze armate. Al suo fianco Leopoldo Lopez, oppositore che ha annunciato di essere stato liberato dagli arresti domiciliari da soldati passati dal lato di Guaido. L’opposizione ha annunciato massicce proteste per il primo maggio a Caracas, dove si terrà anche una manifestazione filo-Maduro. Lopez ha intanto lasciato l’ambasciata del Cile a Caracas, spostandosi al consolato spagnolo, ha annunciato nella notte il ministro degli Esteri cileno, Roberto Ampuero. L’oppositore è entrato nell’ambasciata cilena con la moglie e uno dei tre figli.
Se la violenza dovesse aumentare gli Stati Uniti sono pronti a intervenire militarmente. Lo ha dichiarato il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo. “Il presidente è stato chiaro in modo trasparente e incredibilmente coerente. L’azione militare è possibile. Se è ciò che è richiesto, è ciò che gli Stati Uniti faranno”. Preferiamo una transizione pacifica al potere, con l’uscita di Maduro e lo svolgimento di nuove elezioni, ma il presidente ha chiaramente fatto sapere che a un certo punto bisogna saper prendere delle decisioni. Trump è pronto a fare ciò che sia necessario”.