Si è insediata in Venezuela l’Assemblea nazionale costituente, voluta dal presidente Nicolas Maduro per riscrivere la Costituzione. Nella sessione che si è aperta nel Salone ellittico del palazzo del Campidoglio, dove ha sede l’Assemblea nazionale controllata dall’opposizione che con forza si è opposta alla sua creazione, il chavista Soto Rojas ha promesso la liberazione “sfruttamento straniero e dalla borghesia nazionale”.
Critiche e richieste di fermare il processo, che si è concretizzato domenica 30 luglio in un voto poi accusato di brogli, sono arrivate dall’opposizione interna e dall’estero. Per i rivali di Maduro nel Paese lo scopo della Costituente, che sarà presieduta dalla ex ministra degli Esteri Delcy Rodriguez, è quello espresso dalla procuratrice generale Luisa Ortega Diaz: andare verso “un sistema totalitario”.
Centinaia di sostenitori di Maduro hanno sfilato in un clima festoso verso il Campidoglio. Già dalle 9 locali, le 15 italiane, i simpatizzanti del presidente avevano iniziato a concentrarsi in almeno tre punti della capitale, quasi tutti vestiti di rosso, il colore simbolo della cosiddetta rivoluzione bolivariana, mostrando poster dell’ex presidente Hugo Chavez e di Simon Bolivar. I partecipanti vogliono che la Costituente porti avanti le promesse della campagna elettorale: togliere l’immunità ai deputati dell’opposizione ritenuti implicati in fatti di violenza e intervenire nella procura generale. In parallelo alla marcia dei filo-Maduro, l’opposizione ha convocato le proprie proteste contro l’insediamento.
Ciò dopo che ieri la procura ha annunciato di aver aperto un’indagine sulla presunta frode nei dati dell’affluenza al referendum, accusa respinta dall’autorità elettorale. Smartmatic, società che si occupa delle operazioni di voto nel Paese, ha infatti denunciato che le cifre sono state manipolate, con almeno un milione di voti che ‘ballano’. Due procuratori sono stati incaricati di indagare. In parallelo un tribunale ha poi respinto la richiesta del Ministero pubblico di annullare l’insediamento della Costituente, presentata sulla base di “presunti reati commessi durante il processo elettorale”.
Intanto, il leader dell’opposizione Antonio Ledezma è stato riportato agli arresti domiciliari, misura che è stata confermata da un tribunale, dopo che era stato incarcerato martedì 1 agosto. Di recente Ledezma e un altro leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez, avevano esortato la popolazione a protestare contro la creazione dell’Assemblea costituente. Nel 2015 Ledezma era già stato posto agli arresti domiciari, dopo esser stato incarcerato per l’accusa di aver guidato un tentativo di golpe contro Maduro. Resta invece in cella Lopez, secondo l’intelligence per “rischio di fuga”. Condanne continuano intanto a piovere sul governo di Maduro da tutto il mondo. Il Vaticano ha invitato a sospendere “la nuova Costituente che, anziché favorire la riconciliazione e la pace, fomenta un clima di tensione e di scontro”. Tra quanti hanno condannato ci sono anche Colombia, Panama, Perù, Argentina, Spagna, Messico, Unione Europea e Stati Uniti, che non riconoscono i risultati del referendum. E il ministro delle Relazioni esterne del Venezuela, Jorge Arreaza, ha risposto agli Usa: Caracas non accetta “aggressioni” alla sua “sovranità e indipendenza”, “ancor meno da un governo impopolare e traballante come quello di Donald Trump”.