Un addio rinviato al 31 ottobre, ma senza nessun colpo di scena: Whirlpool andrà via da Napoli. Dopo oltre quattro ore di confronto serrato e nervi tesi fuori e dentro il Mise, è il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ad annunciare ai sindacati che l’azienda ha dato la propria disponibilità a produrre in Campania per altri nove mesi.
Una piccola tregua per i 420 lavoratori, accorsi in quasi 300 ieri a Roma per un presidio sotto il ministero. Al tavolo, convocato a distanza di quasi tre mesi dall’ultimo confronto, arriva subito una doccia gelata. Per il colosso delle lavatrici si saluterà il sito dal 31 marzo, dove si perdono ogni anno 20 milioni di euro. “A Napoli non c’è più sostenibilità economica della produzione di lavatrici, i dati di mercato sono emblematici”, ha spiegato l’ad di Whirlpool Italia Luigi La Morgia, ribadendo come “i 17 milioni di euro previsti per Napoli saranno redistribuiti sugli altri stabilimenti del Gruppo. Ancora non abbiamo deciso dove portare la produzione di lavatrici”.
Insomma addio definitivo con Invitalia già alla ricerca di un altro soggetto, “non escludendo operatori del medesimo settore industriale, che dovrà presentare un piano industriale credibile per capitalizzare le competenze del personale oggi presenti nello stabilimento”. Il primo obiettivo era luglio 2020, ma ora i tempi sembrano dilatarsi.
Patuanelli bolla subito come “inaccettabile” lo stop al 31 marzo e i sindacati al tavolo rilanciano come orizzonte temporale la fine del 2020. A questo punto il titolare del Mise congela il tavolo e convoca in ristretta l’azienda: il compromesso è il 31 ottobre, una data utile per trovare un nuovo acquirente – gli svizzeri della Prs non convincono – e che scavalla anche l’appuntamento elettorale in Campania di fine maggio. Da parte dell’esecutivo viene “confermato il massimo impegno a trovare una soluzione definitiva per supportare la continuità produttiva dello stabilimento e salvaguardare i lavoratori, anche attraverso gli strumenti già messi a disposizione e tutti gli altri che potranno essere individuati”.
Nel corso del tavolo, il MiSE ha comunicato di aver dato mandato a Invitalia di avviare una analisi dettagliata dei dati certificati forniti da Whirlpool, al fine di identificare soluzioni industriali che consentano il rilancio. Le parti sociali, dopo la fine dell’incontro, si riuniscono per una lunga riunione, ma non nascondono la propria preoccupazione. Anche perché ora sarà necessario verificare anche la situazione degli altri stabilimenti del Gruppo in Italia, per i quali solo ad ottobre 2018 era stato annunciato un piano da 250 milioni di euro. La Fiom parla di “bomba sociale” e chiede che la vertenza torni a Palazzo Chigi, mentre il leader Fim Cisl Marco Bentivogli bolla la giornata come la “proroga alla tregua” siglata l’anno scorso” e rilancia: “Siamo tornati indietro di tre mesi. A febbraio ripartirà il confronto sul sito di Napoli e un incontro su tutto il Gruppo e tutti i siti. A partire da domani scioperi in tutti gli stabilimenti del Gruppo”.