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Zaia e Maroni: “Catalogna? Nulla a che fare con nostro referendum”

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Ancora dieci giorni alla consultazione referendaria sull’autonomia di Lombardia e Veneto. Sia il governatore lombardo Roberto Maroni, sia quello veneto Luca Zaia, entrambi leghisti, sull’onda delle notizie che arrivano da Barcellona e dalla Spagna, ribadiscono che si tratta di un referendum dai contenuti differenti da quello catalano.

Gli effetti della consultazione popolare catalana spaventano l’elettorato italiano in vista della consultazione referendaria del 22 ottobre sull’autonomia in Veneto? Zaia, intervistato stamattina a ‘Radio Anch’io’ su Radio1, ha risposto con nettezza: “Quanto accade in Catalogna spaventa perché c’è una comunicazione negativa che vuole accomunare il referendum sull’autonomia del Veneto a quello della Catalogna, invece non c’entrano nulla l’uno con l’altro. – dice il presidente della Regione Veneto – La Catalogna chiede di andare via dalla Spagna, mentre il Veneto resta in Italia, ma in base alla Costituzione chiede delle competenze. Come la ricerca scientifica, l’ordinamento sportivo, porti e aeroporti, grandi reti di trasporti, valorizzazione dei beni culturali, casse di risparmio e rurali. E’ ciò che è scritto in Costituzione, se difendiamo la Costituzione dobbiamo difenderne anche l’applicazione”.

Gli fa eco Maroni ai microfoni di Sky Tg 24 che sul regionalismo differenziato tiene a fare delle sottolineature: “La differenza fra noi e la Catalogna è evidente, il referendum della Lombardia e del Veneto è nell’ambito della Costituzione, nel quesito della Lombardia si parla di un’autonomia da ottenere nel quadro della unità nazionale. Nel quesito sottolineiamo che la Lombardia è una regione speciale, ‘speciale’ perché ha tantissime specialità da vantare, è quella più virtuosa e che costa di meno”.

“Il residuo fiscale della Lombardia, la differenza fra quanto i lombardi pagano di tasse e ricevono dallo Stato, è di 54 miliardi, quello della Catalogna è 8 miliardi”, aggiunge l’inqulino del Pirellone.

“La possibilità di trattare sull’autonomia esiste dal 2001, da 16 anni, e da allora solo Veneto e Lombardia hanno chiesto di farlo, nel 2007 e nel 2008, senza riuscire a portare a casa nulla. Tutte le altre Regioni che ora fanno le autonomiste, non hanno mai chiesto nulla in 16 anni?”, è la domanda retorica di Zaia che aggiunge: “Anche la concessione che può essere data nell’ultimo miglio, ai tempi supplementari all’Emilia Romagna è frutto del dibattito sollevato dai referendum, altrimenti l’Emilia-Romagna non riuscirebbe a portare a casa nulla”.

Se in Lombardia” dopo il referendum avremo ulteriori risorse potremo fare un neoregionalismo. E nei rapporti bilaterali della Regione col sud sono pronto a dare contributi” al mezzogiorno “a patto ci siano investimenti per creare lavoro e non stipendi da dare ai forestali, allora sono disposto a dare risorse se posso tenermi quelle in più”, è la risposta del governatore della Lombardia a Sky Tg 24 all’obiezione di chi accusa i promotori del referendum di volere lasciare indietro il mezzogiorno d’Italia.
E sulla questione fiscale Zaia afferma che “la Costituzione prevede la sussidiarietà e la solidarietà nazionale, io se fossi un cittadino non veneto mi preoccuperei dei 30 miliardi di sprechi in Italia, sanciti e certificati dal governo”. E chiede: “Non si preoccupano di questo?”.
“Io dico che è fatta salva la sussidiarietà e la solidarietà nazionale e non è egoistico” ciò che chiede chi promuove il referendum, prosegue il governatore del Veneto, che sulle competenze sulle casse di risparmio e sulle popolari la pensa così: “Se fossero state in capo a noi le competenze le cose sarebbero andate in maniera diversa, ricordo che fino a prova contraria la vigilanza sulle popolari spetta alla Banca d’Italia”.

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