I combattimenti intorno alle centrali nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia stanno alimentando la paura di ripiombare al 1986 quando, dopo il disastro del 26 aprile, una nube tossica radioattiva avvolse l’Europa, Italia compresa. Di conseguenza, il timore di un nuovo disastro sta scatenando in alcuni paesi europei la corsa all’acquisto di pillole a base di iodio, per proteggersi dai danni delle radiazioni.
“La distribuzione di pillole di iodio in Paesi come il Belgio e l’Olanda avviene gratuitamente, perché lì ci sono centrali nucleari e quindi un rischio di fughe radiattive”, spiega a LaPresse Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma e presidente del PGEU, il raggruppamento dei farmacisti europei. “In Italia – prosegue – la loro assunzione non avrebbe senso e, fortunatamente, la richiesta nelle nostre farmacie è stata minima”, assicura. “Spero che nessuno le compri online perché, ripeto, non hanno alcun effetto preventivo”.
Queste pastiglie “vanno prese in caso di elevata contaminazione che si può raggiungere nelle aree vicine all’esplosione, come Polonia e Bielorussia. Quindi si parla di centinaia e non di migliaia di chilometri”, chiarisce l’epidemiologo dell’Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia. “Inoltre – precisa – vanno prese dopo l’evento nucleare per bloccare gli effetti sulla tiroide. Prenderle prima è inutile”.
“Se ci dovesse essere un’esplosione nucleare vicino a noi – in un raggio di 100 km – la prima cosa da fare non è andare in farmacia, ma chiudersi in casa”, ammonisce l’endocrinologa Rossella Elisei, presidente eletto e coordinatrice della Commissione scientifica dell’Associazione Italiana della Tiroide (Ait).
“La tiroide capta lo iodio e, nei Paesi in cui è carente, ne diventa ‘avida’”, spiega Elisei. “Per questo se c’è un incidente nucleare abbastanza vicino a noi, uscendo per strada la nostra tiroide assorbirebbe lo iodio radioattivo, non distinguendolo da quello normale, e ciò potrebbe creare un danno”.
Ma, in questo caso, prevenire non è meglio che curare. “Assumere pillole di iodio a scopo preventivo e senza consultare un medico, magari comprandole su internet, può essere pericoloso – conferma Elisei – poiché un eccesso nelle dosi può avere conseguenze, anche gravi”. In più, “se ci sono altre patologie tiroidee, magari non note, si può verificare una crisi tireotossica, una tempesta tiroidea che può essere anche letale per persone fragili, come anziani e cardiopatici”.
“Assumere regolarmente sale iodato, il comune sale da cucina addizionato di iodio, è il modo più semplice ed efficace per evitare i danni che lo iodio radioattivo potrebbe causare e piu’ in generale per ridurre il rischio di patologie tiroidee”, conclude Elisei.
Intanto, il capo dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, nel corso di una conferenza stampa sulla gestione della crisi in Ucraina, ha comunque assicurato che “per la radioattività l’Italia ha un sistema di monitoraggio rilevante” e che “il piano radiologico nazionale è in fase di definizione. Il piano esiste – sottolinea Curcio – ma speriamo non debba mai essere attuato”.