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Al ‘Mandela speech’ Obama attacca Trump: “No a politica della paura”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Il discorso più atteso di Barack Obama da quando ha lasciato la Casa Bianca non ha deluso. Chiamato a parlare in Sudafrica in occasione dei 100 anni dalla nascita di Nelson Mandela, Obama – davanti ai circa 15mila spettatori presenti nello stadio Wanderers di Johannesburg – ha pronunciato un vero discorso politico, ispirato al faro di Madiba ma pieno di riferimenti alla società attuale.

Viviamo in “tempi strani e incerti” e “ogni giorno ci sono titoli inquietanti”, ha esordito il democratico. Nel mondo “la politica della paura, del rancore e del trinceramento ha cominciato ad attirare” ed è in crescita, ma non ci sono scuse per politiche di immigrazione basate su “razza, religione e appartenenze etniche”, ha tuonato Obama. “Dovremo trovare un modo di placare le paure di chi si sente minacciato” perché “si può essere orgogliosi della propria eredità culturale senza denigrare chi ne ha una diversa”.

Donald Trump non è stato citato esplicitamente, ma le allusioni a lui erano chiare. Soprattutto quando Obama ha parlato di chi non crede nel cambiamento climatico: “Non posso avere terreno comune con qualcuno che dice che il cambiamento climatico non sta accadendo, quando quasi tutti gli scienziati del mondo dicono di sì”. Poi quella che è parsa una stoccata alle dichiarazioni dell’amministrazione Trump non ancorate ai fatti: “Dovete credere ai fatti” e “troppa politica oggi sembra respingere il concetto di verità oggettiva”, ha detto Obama, parlando di “fatti alternativi”. “Se un tempo li beccavi mentire, i politici dicevano: ‘Oh signore’. Ora semplicemente continuano a mentire”, ha proseguito, sottolineando che “senza fatti non c’è base per la cooperazione” perché “se io dico che questo è un podio e tu dici che è un elefante, sarà dura per noi collaborare”.

Obama si è scagliato poi contro la politica degli “uomini forti”. “All’improvviso sono in ascesa”, ha detto, lanciando però un avvertimento: “I governi autoritari alla fine hanno come risultato stagnazione economica, politica, culturale e scientifica. Quei Paesi alla fine si trovano consumati da guerra civile o guerra esterna“.

Nel ‘Mandela speech’ non sono mancati i riferimenti al leader della lotta contro l’apartheid: “Mandela ci ha dato speranza” e “solo 100 anni fa” anche “in democrazie come gli Stati Uniti” la “segregazione razziale e la discriminazione sistematica erano la legge in circa la metà del Paese e la norma nell’altra metà”, ha ricordato Obama, sottolineando tuttavia che il razzismo è ancora un problema e che ci sono anche “disparità” nei guadagni e nelle ricchezze e “per molte persone, più le cose cambiano più restano uguali”.

Infine il riferimento ai Mondiali di calcio con l’elogio alla nazionale francese campione del mondo: “Tutti questi ragazzi non somigliano, secondo me, a dei Galli” ma “sono francesi, sono francesi”, ha detto Obama accolto dagli applausi. I ‘Bleus’, per Obama, incarnano proprio la visione difesa dal primo presidente nero del Sudafrica.

Ogni anno la Fondazione Mandela assegna a un invitato di prestigio il compito di pronunciare un discorso in occasione del compleanno di Madiba, nato il 18 luglio del 1918 e morto il 5 dicembre del 2013. “Non sono stato esattamente invitato a essere qui. Mi è stato ordinato in modo molto carino di essere qua da Graca Machel“, cioè l’ultima moglie di Nelson Mandela, ha raccontato Obama in tono scherzoso. Prima di arrivare in Sudafrica l’ex inquilino della Casa Bianca si è recato in visita in Kenya, Paese di origine del padre. Mercoledì parteciperà a un altro evento a Johannesburg con circa 200 giovani leader selezionati in tutta l’Africa per un training di cinque giorni.

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