– Il salvataggio privato per Alitalia non esiste più. Dopo un anno di tentativi e sette ‘disperate’ proroghe, anche il governo deve ammettere lo stato dell’arte: il consorzio per la Nuova Az è ormai un ricordo e servono mosse d’urgenza per risolvere l’esplosivo dossier. “In questo momento è chiaro che non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano”, è la resa del premier Giuseppe Conte, in campo da mesi per un dialogo con Atlantia che non ha sortito gli effetti sperati. Certo, Fs e Delta hanno ribadito ufficialmente la propria dipsonibilit, ma la newco è monca e anche Lufthansa finora si è fermata alla proposta di una partnership industriale. La exit strategy? É molto difficile. I commissari straordinari nelle prossime ore scriveranno una lettera al Mise per descrivere la situazione dopo la scadenza della deadline fissata al 21 novembre e poi potrebbero di fatto concludere il proprio compito. Passando forse la palla ad un supercommissario, una delle ipotesi più accreditate alla quale il governo starebbe lavorando da alcuni giorni. Di fatto quasi da una settimana, dopo il passo indietro di Atlantia disorientata dal caos sulle concessioni che ha causato l’arresto dell’azione guidata dalle Ferrovie.
La figura scelta potrebbe lavorare subito ad una ristrutturazione dell’ex compagnia di bandiera – tagliando flotta e personale – rendendola così più appetibile per un nuovo acquirente (e qui tornerebbe in pista la tedesca Lufthansa). A più livelli viene smentita invece la possibilità di spezzatino degli asset aziendali, scenario che produrrebbe danni economici e di immagine più forti rispetto alla vendita in toto.
“Stiamo valutando con attenzione diverse opzioni e varie alternative – ha spiegato in audizione al Senato il titolare dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli – Il problema è che Alitalia ha una dimensione che il mercato fa fatica ad accettare: è troppo grande per essere piccola e troppo piccola per essere grande”. Uno dei peccati originali che si trascina da anni è che il vettore non è stato mai privatizzato, perdendo una grossa occasione con l’operazione Air France-Klm.
Dal punto di vista finanziario la situazione non è nerissima: negli ultimi 30 mesi lo Stato ha immesso nelle casse della compagnia oltre 1,5 miliardi e il nuovo gettito di 400 milioni del Dl fiscale permette di volare senza affanni almeno fino alla primavera del prossimo anno. Ora però serve un reset totale: la strada di una proroga al consorzio che si stava costituendo “è una strada che non c’è più” (Patuanelli dixit) e anche la deadline del closing a marzo 2020 è il passato per esecutivo e lavoratori. Il mondo dei sindacati di settore guardia con ansia al dossier, mentre da Confindustria il presidente Vincenzo Boccia sembra guardare già avanti: “C’è bisogno di una ristrutturazione che le consenta di essere competitiva sui mercati, solo così potremo evitare l’ennesimo prestito ponte a fondo perduto pagato dalla collettività”.