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Alitalia, tutelare lavoratori o contribuenti? Politica è divisa

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Non possono pagare i lavoratori e non possono pagare i contribuenti. Mentre spunta sulla scena un ipotetico interesse di Lufthansa (“Lo spero”, dice il ministro Calenda), le posizioni della politica sul caso Alitalia si dividono in due.

“Noi speriamo sinceramente che una soluzione si possa trovare. Ma questa volta che sia seria, perché il Paese e i lavoratori non potrebbero sopportare un’altro imbroglio”, dice il presidente della Toscana e cofondatore di Articolo Uno – Movimento democratico e progressista, Enrico Rossi. Secondo Rossi “è stupefacente come gran parte dei media scarichi sui lavoratori la responsabilità del disastro di Alitalia”, mentre “ci si dimentica così la scelta sciagurata di Berlusconi di bloccare la fusione con Air France, voluta da Prodi, il fallimento dei ‘capitani coraggiosi’ e i piani industriali sbagliati di tanti manager con stipendi da nababbi”.

“Non posso esimermi – dice il collega di partito Pier Luigi Bersani – chiamandomi Bersani dal ricordare come l’inizio della fine fu quando si fece saltare l’intesa con Air France” aggiunge l’ex segretario del Pd ricordando che quello fu “il più grande delitto di politica industriale del secolo”. Ora però, conclude Bersani, occorre “guardare avanti, non diamola per persa. Con la calma e la garanzia della liquidità, si può trovare una soluzione  per mantenere Alitalia, soluzione che si sposa con qualcuno”.

“Su Alitalia piano Governo inaccettabile. No svendita. Ingresso Stato nel capitale, come per Ilva e banche,  per investimenti e partnership”, fa eco su twitter Stefano Fassina di Sinistra Italiana.

Da destra interviene il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli: “Il governo targato Pd – ironizza – ha finalmente trovato, dopo anni di ricerche, i responsabili del fallimento di Alitalia, sono i lavoratori. Il prevalere del No al referendum lo ha confermato, una lesa maestà verso i decisori marxisti-liberisti. Non c’entrano nulla le dismissioni dei voli a lungo raggio, quelli più remunerativi per Alitalia, la cessione di voli internazionali ad altre compagnie, la concorrenza sleale interna delle low cost, mai regolamentata, i contributi pubblici concessi alla concorrenza dalle Regioni, la fallimentare gestione dei super-pagati manager voluti da Renzi, con la figura di Montezemolo in perfetto conflitto d’interesse (proprietario di Italo, principale concorrente interno del trasporto aereo e Presidente dell’ex compagnia di bandiera), lo smantellamento di Alitalia Maintenance Systems che portava profitti e qualità nel nostro Paese, la decimazione del traffico cargo, la vanificazione dei sacrifici – accettati già due volte dai lavoratori del comparto – per altrettanti piani di ristrutturazione”.

Per il M5s parla Alessandro Di Battista: “È inutile pensare a una nazionalizzazione e a metterci altri quattrini. L’unica soluzione è che un commissario capace, che possa scrivere un piano industriale e trovare altri partner europei. Oggi un piano industriale Alitalia non ce l’ha. Qualora ci fosse un piano industriale io non escludo che ci siano dei partner europei che possano intervenire. In questa fase chiedere agli italiani di metterci altri quattrini è complicato”, ha aggiunto.

Diverse le voci critiche anche dentro il Pd. “Alitalia – dice Michele Emiliano – non può essere lasciata al fallimento come nelle ore del referendum era stato detto da alcuni esponenti del Governo. Il Governo deve smettere di interferire in attività sindacali, deve fare l’arbitro e non il giocatore”. “Alitalia: basta scaricare su lavoratori le scelte di manager incapaci. Il Governo percorra tutte le strade possibili”, dice il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

“Io in questo caso sono d’accordo con Renzi. Penso che non possiamo cavarcela unicamente con la procedura di liquidazione – dice Andrea Orlando, ministro della Giustizia e candidato alla segreteria Pd -. Diciamo che Renzi diceva che quella con Etihad era un’operazione eccezionale. Non lo nominerei advisor della ricerca del partner. Sono convinto del fatto che non si possa fare la nazionalizzazione, ma penso che il Governo possa aver un ruolo attivo nella scelta del partner”.

Contrari all’impiego di nuove risorse pubbliche Fi, e Lega.

“No all’ipotesi di un prestito-ponte di 3-400 milioni, ipotesi ventilata dal ministro Calenda, per salvare Alitalia. Nell’ultimo decennio Alitalia ha drenato quasi 7 miliardi di risorse pubbliche per i suoi innumerevoli salvataggi e piani di riorganizzione ma ora basta. Basta utilizzare i soldi dei contribuenti della Lombardia e dei contribuenti del Nord per salvare questo carrozzone romano che, oltre tutto, non garantisce nessun servizio pubblico per il Nord: Alitalia venga trattata come ogni altra impresa”, dice Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda-Lega Nord e deputato della Lega Nord.

Mentre il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta attacca: “Il governo se la canta e se la suona, non ha risolto il problema di Alitalia, sta prendendo sei mesi, non abbiamo ancora capito per fare che cosa. Dicono sì, dicono no, il risultato che abbiamo la nostra compagnia di bandiera in fallimento e non c’è una soluzione, se non dichiarazioni varie dei vari ministri, una in contraddizione con l’altra. Siamo molto preoccupati per il ruolo della compagnia di bandiera, per quanto riguarda la nostra economia, il nostro turismo, la nostra immagine dell’Italia nel mondo. Solo che il governo ancora una volta si è dimostrato incapace di intendere e di volere”.
 

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