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Rai, Maggioni frena su compenso artisti: Discussione appena iniziata

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Sui i compensi degli artisti il cda Rai sceglie di prendersi del tempo. Il presidente della Rai, Monica Maggioni, getta acqua sul fuoco delle polemiche di questi giorni sui tetti da ridimensionare delle star che prestano il loro talento a viale Mazzini. “E’ una questione molto complessa” dice il numero uno di ‘Mamma Rai’ davanti alla commissione di Vigilanza a palazzo San Macuto. E infatti in serata il consiglio di amministrazione rinvia, stabilendo come data ultima il 2 giugno prossimo per decidere sulla questione. Questo tempo sarà impiegato per definire il perimetro delle attività artistiche sottratte al tetto dei 240mila euro, in vista della definizione dei palinsesti in programma il 30 giugno.

Insomma la faccenda è ancora tutta da definire e soprattutto ancora da affrontare, tant’è vero, ha spiegato Maggioni, che “non ho la certezza della soluzione, ma ho la certezza è che questo consiglio cercherà di mettere insieme il parere dell’avvocatura, la legislatura e il bisogno di mantenere in vita la Rai all’interno dello scenario dei media”. Insomma il cda di oggi non aveva l’obiettivo di portare a una soluzione, ma come ha più volte ribadito Maggioni, è guidato dallo spirito di “mantenere il valore all’azienda”.

Nel corso dell’audizione altro tema caldo affrontato è stato quello delle lettere di chiarimento in merito alle questioni sollevate dall’Anac nei mesi scorsi e ai chiarimenti inviati dalla Rai: “Credo che nei prossimi giorni ci sarà un incontro”, ha confermato Maggioni, ricordando che “questo Cda in gennaio nella ricostruzione dell’ultimo piano per la lotta alla corruzione ha deciso che 55 posizioni aziendali possono essere tali per le quali può intervenire la nomina che prescinda dal job posting interno e che sono parte di un percorso. Nel piano approvato l’anno prima erano qualche centinaio e fino a all’anno prima non esisteva nemmeno un piano per la lotta alla corruzione. Per assurdo tutte le 13mila posizioni Rai potevano essere scelte dal vertice aziendale…”.  E su alcune assunzioni esterne, ha confermato la presidente “abbiamo richiesto delucidazioni al Mef su due figure e non ci ha dato risposte. Poi rimane aperta la questione sul responsabile della sicurezza: su questa specifica si temeva che agire nel senso di ritrattare la decisione dell’assunzione avrebbe comportato anch’esso un danno all’azienda e c’era da capire quale fosse il bilanciamento tra le due posizioni”.

La risposta però non soddisfa Mirella Liuzzi e Dalila Nesci, del Movimento 5 Stelle: “Resta la necessità di avere un chiarimento da parte di viale Mazzini rispetto ai rilievi dell’Anac . Rilievi su cui il consiglio di amministrazione deve dare risposte esaurienti. Detto ciò resta davvero particolare il caso dei verbali resi noti. Noi abbiamo chiesto in passato i verbali al cda i verbali su specifici atti, ma viale Mazzini ha risposto che alla luce della normativa vigente è da ritenersi che sugli atti di carattere gestionale prevalgono motivi di riservatezza e che quindi non potevano essere forniti i verbali del cda alla Vigilanza. Insomma due pesi e due misure”. Insomma, scrivono le pentastellate “serve un chiarimento della stesso Messa e della presidente Maggioni sull’accaduto. Il M5S è per la trasparenza, quindi è giusto che vengano resi noti tutti i verbali del consiglio di amministrazione, non solo quelli che fanno comodo al Pd e all’accozzaglia centrista”.

A tenere banco però è ancora il piano dell’informazione targato Carlo Verdelli, direttore editoriale dimessosi qualche mese fa. “Se c’e’ una persona che non ha bisogno di sentirsi ripetere l’urgenza sul piano dell’informazione sono io – ha attaccato Maggioni -. Ma non puo’ essere un pannicello caldo, per quello basta un quarto d’ora, ma se e’ una cosa profonda allora serve tempo”. Secondo la presidente infatti nel piano di Verdelli “non c’era la sostenibilita’ industriale. Le premesse editoriali erano corrette, ma lo sviluppo non arrivava a una vera ristrutturazione e per questo si e’ messo in discussione”.  E poi ha concluso: “Anche quando si arrivasse a una definizione vera di una riforma dell’informazione, sara’ estremamente complicato tenere insieme quello che oggi esiste, e in cui ognuno in qualche modo si accomoda, e quello che bisognerebbe fare davvero”.
 

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