Caro 2021, tu stai per finire e noi ci prepariamo ad accogliere il tuo successore, ma non ti preoccupare, ci siamo abituati. Ogni anno, e si ripete sempre, assistiamo ad un cambio d’anno, anche se, non ti credere, non è proprio indolore. Sai, caro 2021, noi umani ci si affeziona alle cose, ci si affeziona alle persone, alle abitudini, e ci si affeziona anche e soprattutto ai ricordi. Siamo fatti così, ci affezioniamo. Tu entri nelle nostre vite e le attraversi rovesciandoci dentro parecchie cose, alcune molto belle e indimenticabili, altre un po’ meno, altre, invece, sono davvero brutte e difficili. E tu, caro 2021, come peraltro il tuo predecessore e tanto osannato “twenty-twenty”, di cose brutte e difficili ce ne hai versate. Voglio però anche ringraziarti per le cose belle che, ad avere lo sguardo di chi vuole vedere, anch’esse sono state molte. Insomma, un po’ mi dispiace lasciarti andare ma ti porterò nei miei ricordi. Gli stessi ricordi che mi affiorano in questi tuoi ultimi giorni, caro anno, quando, tanti tuoi predecessori fa, ero un ragazzo adolescente e aspettavo, emozionato, il 31 dicembre per festeggiare la fine e il nuovo inizio e, soprattutto, per baciare le ragazze sotto al vischio. Era tutto così emozionante in fondo. Se avevi un’innamorata, ti baciavi lei, ma anche se non l’avevi, qualcuna che voleva baciarti, quella sera, c’era sempre. Miracoli del vischio, caro 2021, ed è per questo che, in questo ultimo articolo che ti appartiene, vorrei parlare di questa strana e misteriosa pianta.
Il vischio (Viscum album) è una pianta cespugliosa che appartiene alla famiglia delle Viscaceae o Santalaceae. Si tratta di una pianta sempreverde emiparassita, cioè che completa la sua nutrizione a spese di altri alberi come il pioppo, la quercia, il noce, e l’olmo, ma anche di alcune varietà di pino. Anche se in grado di compiere la fotosintesi, infatti, il vischio sottrae acqua e nutrimento dalla pianta ospite. In parte pigro, in parte approfittatore, sicuramente furbo, il vischio produce alla base del fusto principale dei cordoni verdi che penetrano all’interno della corteccia dell’albero ospite, assorbendo tutto ciò che gli serve per svilupparsi e fiorire. I fiori gialli, abbastanza insignificanti, divengono frutti che invece, di significato, ne hanno eccome. Trattasi delle famose bacche bianche e tonde, come piccole perle dall’interno gelatinoso, tossiche per l’uomo. Le foglie sono lunghe, dure, e frastagliate e, tutte insieme, formano cespugli abbarbicati sulle cime alte dei rami di altri alberi. Volge al cielo, il vischio, e sarà forse per questo che la tradizione vuole che venga posizionato appeso in alto, e al di sotto si scateni il baciamento.
Ma come nasce questa tradizione? Druidi e vichinghi, i primi popoli ad aver considerato sacro questo sempreverde, veneravano il vischio come simbolo di fertilità, poiché fioriva anche in inverno. Alcune leggende, invece, narrano di come il dio del male avesse ucciso il dio del sole, utilizzando proprio una freccia di vischio e la madre del deceduto, (che comunque era pur sempre la madre di un dio), con il cuore spezzato, trasformò le lacrime di dolore nelle bacche bianche che permisero agli altri dei di riportarlo in vita. Da quel momento venne proclamato che nessun male poteva accadere a chi si trovava sotto un cespuglio di vischio. Storie di scaramucce tra dei, insomma