Dopo che il Parlamento britannico ha bocciato l’accordo per il divorzio di Londra da Bruxelles e la premier Theresa May ha superato lo scoglio della mozione di sfiducia, l’opzione di un nuovo referendum sulla Brexit torna sul tavolo. Il partito laburista britannico preferisce un accordo sulla Brexit in base alle condizioni che ha chiesto, ma “se il sostegno per l’alternativa del Labour è bloccato” e il Regno Unito andrà verso uno scenario di ‘no deal’ sarà “dovere” del Labour guardare ad altre opzioni.
Il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn, che ha chiesto a May di rimuovere l’opzione del ‘no deal’ se vuole discutere anche con il suo partito, ha affermato che “tutte le opzioni sono sul tavolo” per la Brexit, chiarendo che il Labour non esclude un secondo referendum. Ma Brandon Lewis, alto rappresentante dei Tory, ha riferito che il governo non pensa che un nuovo referendum sia “il buon modo di procedere”. May finora l’ha escluso, sottolineando che i britannici si sono già espressi nel referendum del 2016. L’organizzazione di un secondo referendum è difesa da Snp, LibDem, Plaid Cymru e Verdi, che spingono Corbyn. Lo scenario di ‘no deal’ inquieta gli ambienti economici.
Intanto lunedì 21 gennaio May dovrebbe presentare alla Camera dei Comuni il Piano B sulla Brexit, che il Parlamento britannico dovrà discutere e votare martedì 29. Attualmente l’uscita del Regno Unito da Bruxelles è fissata per il 29 marzo, ma le voci di un probabili rinvio si rincorrono: secondo il Times, i funzionari dell’Unione europea stanno valutando questa opzione per rimandare il divorzio 2020, dopo che Germania e Francia hanno segnalato la disponibilità a estendere le trattative. Un’opzione inevitabile anche per l’ex premier Tony Blair.
Lo scenario di una Brexit senza accordo, però, sta diventando più probabile. Il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas, parlando in conferenza stampa ha assicurato: “Stiamo prendendo molto sul serio l’ipotesi di no deal”, precisando che “da un po’ di tempo stiamo facendo un importante lavoro” per essere pronti a questa eventualità. Il portavoce dell’esecutivo comunitario ha aggiunto che “stiamo mandando il vicesegretario generale per un tour nelle capitali europee per discutere con gli Stati membri di come si possa procedere con questo lavoro”.
A proposito dei contatti del presidente della Commissione Jean Claude Juncker con il Regno Unito, ha risposto che “da martedì sera ha contatti con tutti i politici britannici” e “con May non ha parlato ma sono in contatto via sms”. Alla richiesta di commentare le indiscrezioni della stampa britannica secondo cui l’Ue starebbe lavorando a un rinvio della Brexit al 2020, infine, Schinas ha risposto così: “Non commentiamo speculazioni” ma “non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di estensione da parte del Regno Unito; se dovessimo riceverla, la richiesta dovrebbe illustrare le ragioni e dovrebbe esserci una decisione unanime dei 27”.